Regia di Khyentse Norbu vedi scheda film
Credevo di andare a vedere un film illuminante come "Samsara", che nella sua leggerezza c'e tutto il mondo, invece ho visto "In viaggio con papà", ma senza Albertone e Carletto (...e neanche quello mi era piaciuto tanto). Un piccolo punto a suo vantaggio è dato dall'evidenziare che l'Amerika ha contaminato anche il più sperduto villaggio del più sperduto Stato orientale, allontanando anche lì l'essere umano dalla sua naturale predisposizione alla vita, iniziandolo inesorabilmente al culto dell'illusione. Torna sui tradizionali passi del luogo comune quando il protagonista si innamora della ragazza del suo villaggio, abbandonando i propositi, comunque, di libertà (mogli e buoi dei paesi tuoi...e lo Zen dove è andato a finire?). Poco credibile anche il monaco, che per dargli modernità occidentale, assomiglia ad un prete di campagna dei più arretrati (molto meglio ed educativo il grande Fernandel-Don Camillo). In sala c'era molta perplessità soprettutto da parte delle donne: non è stato apprezzato il consiglio dato dal monaco alla ragazza di restare al paesello ad aiutare il papà, rinunciando all'università (molto piccola e arretrata l'idea che non potesse fare l'uno e l'altro; tutto sommato gli anziani lì sono forti, sani ed autosufficienti(...sarà un luogo comune?)
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