Regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco vedi scheda film
Per quello che è il loro film più 'serio', Ciprì e Maresco non rinnegano alcunchè del loro geniale e demenziale approccio all'immagine. Accanto ad una storia verosimile e ad attori degni di nota, con le solite, magistrali fotografia e regia, troviamo così anche i tipici storpi, rimbecilliti, semianalfabeti, sporchi, malvagi caratteristi alla C&M, l'ampio uso del dialetto siciliano e qualche scenetta volgare e turpiloquio che affondano immediatamente i toni quando si fanno troppo seriosi. Non sarà un capolavoro, ma è la dimostrazione concreta che si può fare un bellissimo film anche su argomenti (e usando toni) faceti.
Sicilia, anni '40. Due fratelli artigiani cercano il successo e la bella vita fondando una scalcinata casa cinematografica, con la benedizione del cardinale Sucato, della politica e della mafia. I film prodotti sono vere schifezze e quando mirano al salto di qualità ingaggiando un attore americano alcolizzato in declino, finisce addirittura in tragedia.
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