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Il ritorno di Cagliostro

Regia di Daniele Ciprì, Franco Maresco vedi scheda film

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La recensione su Il ritorno di Cagliostro

di zombi
8 stelle

mi sono mosso per curiosità, dopo mesi e mesi che non andavo più al cinema(se escludiamo la visione "estiva" di GOODBYE LENIN)ma l'ho anche fatto per un certo affetto che ho nei confronti di questi due registi italiani che fanno casa per conto loro.
la curiosità è stata ben ripagata perchè il film è divertente e per me di una nostalgia autunnale(quella tipo di chi ama l'autunno con lo spettacolo delle foglie che mutano colore e delle giornate che lentamente si accorciano, l'aria che diventa via via sempre più fresca...).
un pò ed wood un pò quel falso neozelandese al quale ha reso "giustizia" il mitico peter jackson, i due fratelli la marca sono mossi da una volontà di ferro e niente meno che dai soldi "a fondo perduto?..." di lucky luciano.
ripercorrere la carriera cinematografica di questi due artigiani(attraverso i critici o la presenza di davide marotta che ci spiega come andarono veramente le cose, una volta accantonate l'eccitazione del ritrovamento) che fanno statue religiose(spassosissimi i battibecchi tra i la marca e il cugino scultore con una statua della madonna con il viso sofferente) attraverso i resoconti di critici veri o fasulli(gregorio napoli e tatti sanguinetti i veri) e quello che invece smentisce ciò che di bello gregorio napoli ha da ridire sulle presunte qualità dei due precursori, riportando la memoria con i piedi un pò più per terra.
assistiamo a spezzoni dei loro film dal primo dedicato a santa rosalia fino ad approdare ad un "la moglie del marziano", con un ciccione avvolto nel domopak che urla come un porco che stanno per sgozzare, fa piegare in due dalle risate.
personaggi ambigui intrallazzati con la mafia nuovamente organizzata e affiliata a quella oltreoceano, baroni che ipotecano tutti i loro averi per sovvenzionare il progetto sul conte di cagliostro interpretato niente di meno che dal solito divo che viene a svernare in italia. tatti sanguinetti in un intervento nel film dice che le produzioni hollywoodiane quando si trovavano per mano un attore che non sapevano più cosa farsene lo mandavano "a rottamare in italia" in produzioni che in confronto alla loro serie b, era giustamente definita serie z.
l'affetto per un certo tipo di cinema che non esiste più(e a me viene in mente anche il thriller, l'erotico, la commedia pecoreccia, il cannibalistico, il sex and violence e perchè anche il famigerato "nazi porno")si percepisce appieno anche per come i due registi siciliani hanno da sempre presentato i loro prodotti. si vede una netta crescita recitativa da parte dell'attore che interpreta il cardinale e il mitico pino grisanti, e non si può che apprezzare una volta di più un attore come luigi-maria burruano che da i cento passi è rimasto nel mio cuore. in più un bravo a robert englund ad accettare(spero con vivo entusiasmo)un ruolo tanto insolito quanto strano per un attore come lui.
un bel film che spero vedranno in tanti.

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