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Il caso Belle Steiner

Regia di Benoît Jacquot vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il caso Belle Steiner

di obyone
6 stelle

 

Guillaume Canet

Il caso Belle Steiner (2024): Guillaume Canet

 

Figlio di un Dio minore. "Il caso Belle Steiner" del regista francese Benoît Jacquot lo è decisamente, sia se rapportato al romanzo di George Simenon, da cui è tratto, sia se paragonato agli esempi cinematografici più recenti che hanno trattato il duplice tema della ricerca della verità e dell'insinuazione del sospetto come forma di condanna inappellabile. 

Ma andiamo per ordine. Il romanzo di Simenon, unico ambientato negli Stati Uniti e scritto in inglese, si dice sia una rilettura amara del bigotto provincialismo americano. Non l'ho letto per cui non farò finta di esserne un sommo cultore. Ma l'istinto mi dice che un Simenon valga di più di una sua scheletrica trasposizione cinematografica. La colpevolezza dell'individuo è sentenza popolare ed aleggia perpetua sul capo dell'accusato in barba a qualsiasi decisione della giuria. Nella propria versione dell'omicidio di Belle la penna di Simenon si dice sia amara nel rappresentare il verdetto delle genti mentre la versione di Jacquot è sicuramente "purgata" da questioni personali al regista che alleggeriscono il finale, alimentando il dubbio piuttosto che la certezza. Ognuno può pensare ciò che vuole. È stato lui e alla prova dei fatti se n'è ricordato. Non è stato lui benché egli abbia provato un impulso arcaico e spaventoso scaturito dalla torbida vicenda che l'ha visto implicato.

Jacquot offre al personaggio interpretato da Canet l'assoluzione, se si riduce l'atto sessuale consumato con l'assistente del tribunale come l'allucinazione di una mente stressata e sopraffatta dagli eventi appena conlusi.

 

Guillaume Canet, Charlotte Gainsbourg

Il caso Belle Steiner (2024): Guillaume Canet, Charlotte Gainsbourg

 

Il film non regge nemmeno il confronto con il cinema recente. Nella ricostruzione dell'indagine di omicidio, e durante le brevi sedute davanti al giudice, non si raggiungono le vette di ambiguità di "Anatomia di una caduta", quelle che, nel film di Justine Triet, impediscono di comprendere da che parte stia la verità. La regista riprende il processo all'imputata di omicidio come se la verità fosse nascosta a tutti tranne che all'accusata. Il film non racconta la verità ma la percezione della stessa. Nessun finale a sorpresa e nessuna rivelazione tardiva. Ciò che apprendiamo è quanto raccontato da Sandra Hüller e dalle prove esibite a processo, spesso contrapposte al racconto di lei. 

Jacquot sembra percorrere le vie di Triet ma non ha il coraggio di andare fino in fondo manipolando il finale e permettendo allo spettatore di rincorrere la verità rimasta all'angolo durante la fase investigativa e durante quella processuale, la verità che né gli organi di giustizia né il protagonista riescono a comprendere fino in fondo. 

Jacquot pecca anche nella rappresentazione dell'isolamento a cui il professore di matematica viene costretto.

I personaggi che ruotano intorno alla coppia protagonista non sembrano preoccupati che tra di loro ci sia un assassino. Più che un dubbio tra di loro aleggia la certezza dell'innocenza dell'unico sospettato o un disinteresse necessario a mantenere la dignità della comunità e delle sue istituzioni. Dove sta l'ambiguità degli sguardi e il disprezzo velato per il maestro accusato di false molestie sessuali ne "Il sospetto" di Thomas Vinterberg? Quella di Vinterberg è l'allucinante rappresentazione di una condanna impossibile da togliere, persino da un tribunale e da una sentenza lapalissiana di mancanza di reato. Nel film di Jacquot i dubbi appartengono alla sola polizia e al giudice. La condanna sociale non si percepisce davvero.

"Il caso Belle Steiner" non brilla particolarmente nella rappresentazione dei comportamenti sociali tuttavia Canet è davvero bravo nell'interpretare un uomo privo di slanci di passione o troppo abile nell'imporre a se stesso un autocontrollo erotico ed emozionale. Ma tutti gli altri? Possibile che Cléa non manifesti una sola incertezza? Che il medico di Piérre non dimostri un minimo di imbarazzo? Jacquot rimane in superficie, probabilmente spreca il materiale di partenza. La scrittura è incerta. Belle vive a casa di Piérre e Cléa per poter frequentare il liceo Simenon dove lui insegna matematica. Eppure lui se ne va al lavoro, il mattino successivo all' omicidio, senza accompagnare ragazza, lasciando che il corpo senza vita venga trovato dalla consorte. Indice di colpevolezza che smonta l'intera struttura "investigativa"?

Davvero ridicola, infine, la didascalia finale che appare prima dei titoli di coda. 

La produzione aveva davvero bisogno di spiegare che la violenza nei confronti delle donne è un atto illecito? Le bieche insinuazioni del sindaco non sono forse sufficienti a delineare la mentalità comune? La postilla finale è tanto inutile quanto interessata, cosa che succede spesso quando la fedina penale del regista è torbida (come quella del suo personaggio) e c'è un prodotto da vendere a chi, probabilmente, ha già raggiunto un verdetto.

Sufficienza risicata.

 

Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara

 

scena

Il caso Belle Steiner (2024): scena

 

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