Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Due compari vivono truffando la gente. Uno dei due, la mente della coppia, conduce una vita al limite della follia: è pieno di manie, esce di casa il meno possibile, si imbottisce di farmaci e mangia solo tonno in scatola. La moglie lo ha abbandonato da tempo, ma a un certo punto la figlia quattordicenne che lui non ha mai conosciuto si rifà viva e porta un piacevole sconvolgimento nella sua esistenza, mostrando anche un preoccupante interesse per il suo “lavoro”. Solo alla fine si vedrà chi è il truffatore e chi il truffato. Riuscitissima incursione di Ridley Scott nel territorio della commedia: una vicenda potenzialmente drammatica viene trattata con ammirevole leggerezza. Merito dei dialoghi brillanti, ma anche delle interpretazioni: Cage dolente e stralunato, la Lohman vivace e sbarazzina, Rockwell sornione. Uno di quei film che si seguono senza badare troppo alle inverosimiglianze: non è credibile che il protagonista, con tutti quei tic, possa essere un truffatore di professione, né che riesca a rifarsi una vita normale nel giro di un solo anno. L’ultima sequenza chiude in tono serio e fa storia a sé: Cage è ormai un uomo diverso, e alla ragazza che ritrova per caso e gli chiede “non vuoi sapere il mio nome?” può rispondere “so già il tuo nome” (cioè: conosco il nome che apparteneva a quella che eri e che significava qualcosa per me, non mi interessa sapere chi sei veramente). Non ho capito a cosa si riferisce il titolo originale, “Uomini (magri come) stecchini”: qualcuno me lo può spiegare?
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