Regia di Dan Berk, Robert Olsen vedi scheda film
Mr. Morfina prende Nathan, un povero cristo qualunque, e lo catapulta in un pandemonio che nemmeno nei suoi incubi da impiegatuccio avrebbe immaginato, obbligandolo a scoprire che forse un po’ di fegato ce l’ha. Il regista si diverte un mondo a mettergli i piedi in testa: da bancario che arrossisce se una ragazza gli dice “ciao” a terminator dei poveri, è un’evoluzione che strappa risate a secchiate. Merito di un umorismo tagliente e di idee folli, tipo Nathan che trasforma la sua insensibilità al dolore in un circo dell’orrore. L’azione? Un delirio creativo, con tipi assurdi come quel rapinatore fissato con i piani B, C e Z, che dà al tutto una marcia in più, demenziale quanto basta.
Attenzione, però: se ti impressiona un’unghia spezzata, qui rischi il colpo apoplettico, perché i corpi vengono trattati come punching ball, con il sorriso sì, ma comunque massacrati. E vogliamo parlare della durata? 110 minuti sono un’esagerazione: la seconda parte arranca, con qualche twist che non salva la baracca dal sembrare un po’ vuota. Ci buttano dentro due scene zuccherose, l’amore impacciato di Nathan e un’amicizia da tastiera che si fa carne e ossa, ma la profondità non è di casa. Jack Quaid, comunque, è un fenomeno: passa da zerbino a eroe con una disinvoltura che quasi ti irrita, tanto è bravo. Insomma, un film che ti fa sbellicare e rabbrividire, ma con qualche eccesso che potevano risparmiarci.
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