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C'era una volta in Messico

Regia di Robert Rodriguez vedi scheda film

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La recensione su C'era una volta in Messico

di FilmTv Rivista
6 stelle

Colpo basso di Robert Rodriguez: un film con così tanti primi piani di Danny Trejo, e con la prorompente e sudaticcia beltà di Salma Hayek, non potrà mai essere un’assoluta schifezza. Per il resto C'era una volta in Messico è bello solo in senso ghezziano, per quelle piccole cose che con il cinema non c’entrano nulla. I vezzi per pochi eletti cinéphile, ad esempio, tipo la scatola con il disegnino di Scontro di titani, o l’omaggio al Presidente Pedro Armendariz Junior che invecchiando diventa sempre più simile al leggendario padre, oppure, ancora, l’ostentato ammiccamento a Occhi senza volto di Georges Franju, che una schiera di registi americani - tra i quali Romero - ha scoperto solo ultimamente grazie al passaggio su una cable-tv Usa. Di Sergio Leone ci sono il rimando del titolo e un ideuzza di trama (vendetta alla Charles Bronson, ma la storiella è pretestuosa), il resto è un frullato, un minestrone in salsa chili con simpatiche idiozie di contorno. Tipo le canzoncine: ce n’è una che accompagna le gesta dei tre tamarrissimi mariachi con gridolini intermittenti: “pistoleerooooo”... Siamo perfettamente in tema, dato che ad Antonio Banderas manca solo di cantare “il triangolo nooo” per essere praticamente identico a Renato Zero, solo in versione “macha”. E che dire dei comprimari? Sublime Mickey Rourke. Si è talmente identificato con uno dei suoi migliori personaggi (Johnny il bello) da diventare uguale a lui, ma prima dell’operazione. E Depp gigioneggia, gigioneggia, gigioneggia.... Poi sarà pure simpatico, “keithrichardsiano” e bellissimo, ma ce lo dovremo tenere così per l’eternità? Praticamente non pervenuti, perché ai margini, Eva Mendes e Enrique Iglesias (figlio di). Intorno a questo sciocchezzario divertito (il regista di sicuro lo è), anche un minimo di film: carina, per esempio, l’idea dei due amanti Banderas & Hayek che fuggono dal balcone incatenati e notevole qualche ideuzza di montaggio, ma sappiamo che in questo l’autarchico Rodriguez ci sa fare.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 48 del 2003

Autore: Mauro Gervasini

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