Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
Attorno a tavolini da bar con caffè e sigarette, Iggy Pop e Tom Waits cianciano di batteristi e di dischi che mancano nel juke-box; il duo rock osannato The White Stripes si interessa di condotti di energia; Alfred Molina e Steve Coogan si scambiano civili sospetti e colpi bassi; GZA e RZA (dei Wu-Tang Clan) incontrano l’acchiappafantasmi cameriere Bill Murray in incognito, più fantasma di tutti; e due vecchietti, infine, brindano alla Parigi degli anni ’20 e alla New York ‘70, mentre uno dice che se si riesce ad ascoltare bene, durante la vita si sentono le note di Mahler. Sono solo alcuni degli incontri che Jim Jarmusch, rimescolando le carte con alcuni suoi cortometraggi passati (ci sono anche Benigni, Buscemi, la Blanchett, Isaac De Bankolé), ci offre in un bianco e nero pastoso (di diversi autori, da Robby Müller a Tom Di Cillo). E il film, a conti fatti, è bello: perché riesce, con dialoghi dai tempi imbattibili, a dirci della “fumosità” dell’universo, ma con purissima ironia. Che non sottrae la commozione e la meditazione più profonda (sull’uomo, la vecchiaia, il tempo, il silenzio), come nell’ultimo, splendido episodio. Jarmusch ci mostra le sue conoscenze e amicizie cool: ma non straborda nello snobismo altezzoso, e diverte non poco.
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