Regia di François Dupeyron vedi scheda film
Prima parte di formazione e seconda di viaggio. Ma cos'è il viaggio se non metafora della vita? E cos'è la vita se non un viaggio di formazione? Quesiti in linea con i dialoghi tra il padre adottivo sufi e il giovane protagonista. Dimesso e altalenante, tutto incentrato sul rapporto tra il ragazzino e il vecchio e qualche comparsata femminile, il racconto appare più figlio della parola stampata che della pellicola impressa, nonostante un ottimo (ancora una volta) Sharif e una regia senza pecche particolari. Ritmato da canzoni irresistibili che testimoniano ancora una volta la potenza trasversale della canzone come arte popolare - si balla al ritmo di rock'nroll&isuoifratelli tanto in Anatolia come quanto periferia di Parigi -, il film è ben rappresentato dal cielo azzurro costellato di nuvole che appare uguale a se stesso sia in Svizzera che in Albania o in Turchia o... Culture, religioni, pelli: siamo sulla stessa barca. Solo questo varrebbe un giudizio più positivo ma forse sarebbe un approccio buonista. Godibile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta