Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
I sognatori come Salò: si parla di uomini per parlare di una società. Questa è stata la prima chiave di lettura che ho visto in questo capolavoro. Bertolucci rimane incompreso, per certi versi, da certa critica. Eppure non ci vuole molto ad alzare la storia a una metafora, una parabola del '68. Questo film non è sesso, nudità gratuite o scalpore. E' la storia dell'intellettuale indipendente. I due gemelli siamesi sono compatti così come la società è chiusa in se stessa e nelle sue idee e non permette a chi la pensa diversamente di intrufolarsi. L'unico modo per provarci è entrare nella società, essere come gli altri per riuscire a cambiare le cose dall'interno. Qual è il sogno? Il sogno è che la gente possa davvero essere indipendente, Matthew non fa altro che cercare di spiegare ai due gemelli che si deve pensare con la propria testa. E si sforza di dividere i due fratelli non per un obiettivo distruttivo, ma al contrario per una meta costruttiva che vedrebbe due persone fagocitate dal loro stesso pensare uscire fuori per quello che sono davvero. I due gemelli siamesi sono invece uniti e forti nella loro chiusura a due e Matthew rimane, nonostante tutto, un elemento esterno. Anche se ha compreso a fondo la loro realtà, anche se ha in qualche modo trovato gli strumenti per indicare una strada alternativa, i due gemelli vanno avanti per la loro strada, senza volere accettare di pensare. Ecco qual è il vero problema: che come i soldati rossi di Mao avanzano in massa, uniti e insieme, tutti con lo stesso libro e non con tanti libri, quindi con una falsa cultura fatta di omologazione, così la società e i due gemelli che la rappresentano non fanno altro che seguire una tendenza. E in questo, altro che povero Bertolucci! Lui, che evidentemente è in Matthew, rimane quel libero pensatore che è sempre stato, con la delusione e la sconfitta che gli ha lasciato il '68. Infatti non a caso Matthew alla fine rinuncia al suo sogno di aiutare i due gemelli a pensare ognuno con la propria testa e dando le spalle al pubblico, ma soprattutto in faccia alla massa di gente che è una cosa sola, che protesta, ma che è solo comparsa, se ne va. E allora qui verrebbe da chiedersi: ma l'intellettuale allora non scende in campo? Tanta aria fritta senza azione, sembra di ricordare Sergio Leone in "Giù la testa", quando Juan spiega che la rivoluzione è fatta da quelli che non leggono i libri, comandati da quelli che leggono i libri e che a cose fatte nulla cambia perché quelli che leggono i libri diventano i nuovi dittatori. Ma l'intellettuale, spesso, può cadere in contraddizione: credere nella rivoluzione, ma senza armi, con tanti libri, la rivoluzione della cultura. Per questo Matthew se ne va ed è un forte esempio di coerenza: rimane solo per la sua idea pacifista, pacifista fino in fondo, fino alla contraddizione stessa. Ed è la tipica posizione scomoda del libero pensatore, dell'indipendente. Per quanto riguarda la cultura di base, la rivoluzione fatta in primo luogo dal cinema, secondo me resta bellissima e tutt'altro che pesante. E' il legame stretto, il filo rosso tra la vita dei protagonisti e i loro sogni che vengono prima di tutto finti sullo schermo. E poi, meglio Keaton o Chaplin? Davvero Bertolucci preferisce più uno dell'altro? Non credo proprio, è solo un'occasione per mostrarci la grandezza dei due attori-registi. Keaton "fa ridere solo a vederlo", ma Chaplin viene visto dalla cieca sotto una luce nuova che lo rende grandissimo. Sono diversi i sentimenti che vengono mossi dai due Maestri, e per questo sono entrambi grandi in maniera diversa! A ogni modo, un film che si apre a tanti livelli di lettura, secondo me, resta un ottimo film. Non perdetevelo!
Bellissima la scelta delle canzoni e della musica, l'atmosfera è garantita e i sogni anche!
La camera da presa riprende con dovizia di particolari la città e la casa. Il film è infarcito di citazioni più o meno esplicite del cinema, fatte con grande classe e Bertolucci dimostra di sapere fare bene il suo mestiere, omaggia l'arte a cui lui è dedito in maniera indimenticabile. Poi basta vedere i due poli opposti: la prima scena è una ripresa molto originale della torre Eiffel, l'ultima è una scena surrealista, in bianco e nero, con il fuoco e il vuoto della distruzione che lascia qualsiasi violenza.
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