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The Dreamers - I sognatori

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

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La recensione su The Dreamers - I sognatori

di ga.s
6 stelle

A Parigi, nella primavera del 1968, mentre i genitori sono in vacanza, Isabelle e il suo fratello gemello Théo invitano nel loro appartamento Matthew, un giovane americano conosciuto alla Cinémathéque nei giorni in cui fu chiusa sollevando proteste da parte di cinefili, registi e attori. Con la nascita del movimento del ’68 a fare da sfondo, il film descrive la strana vicenda personale di questi tre ragazzi. Essi si chiudono in casa, iniziando a seguire un comportamento a base di emozioni, erotismo e giochi di citazionismo cinematografico secondo un crescendo sempre più strano ed estremo.
I cultori del post-moderno probabilmente apprezzeranno lo sforzo di Bertolucci di introdurre, tra le varie cose, il gioco citazionistico immediatamente svelato. Una delle cose infatti più interessanti, che tuttavia a furia d’essere ripetuta diviene un giochino un po’ fine a sé stesso, è il riempire il lungometraggio di citazioni da altri film, svelandole però immediatamente col mostrare spezzoni della scena del film che viene evocato. E in un certo senso tutto il film è un’autocitazione (Ultimo tango a Parigi: nella ricerca dell’erotismo, ma anche nello stile fotografico - curato da Fabio Cianchetti - a tratti simile a quello del film del 1972). Al di là di questo però c’è poco altro in questa storia.
La vicenda personale in cui i tre giovani si abbandonano ad una incredibile libertà intima, non ha nulla a che vedere con la "libertà" storico-sociale-ideologica che alimentava il ’68, non fosse altro per il fatto che la libertà privata dei tre è tenuta nascosta e non dev’essere scoperta dai genitori dei gemelli. Inoltre la vicenda, a lungo andare, stanca nella sua ripetitività, tant’è che le scene migliori sono quelle esterne all’appartamento. Senz’altro la sequenza che apre il film, con le proteste davanti alla Cinémathéque mischiate ad immagine di repertorio o quella conclusiva con la guerriglia tra dimostranti e poliziotti. Interessante poi la resa ambientale-musicale, con una bella scelta di brani d’epoca (Doors, Janis Joplin, Jimi Hendrix…).
Senz’altro Bertolucci è come sempre bravissimo a confezionare molte scene interessanti (oltre alle sopra citate ne vanno ricordate almeno due all’interno della casa: l’apparizione di Isabelle-Venere di Milo o l’inaspettato arrivo dei genitori e l’ancora più inaspettata conclusione della scena), ma il film risulta essere soprattutto un esercizio abbastanza vuoto di contenuti.
Nonostante l’intensità delle interpretazioni dei giovani attori, la vicenda dei tre personaggi è comunque poco interessante e risulta quanto meno ambiguo il rapporto di Bertolucci col ’68. Se in certe interviste sembra dire, semplificando, che è servito a qualcosa, nel film i due ragazzi francesi sono dei maoisti molto criticabili e altrettanto criticabile è il modo in cui viene fatta la protesta. Théo vede nell’esercito di Mao dei soldati pacifici che marciano con un libro in mano (il famoso Libretto rosso) e non armi; ma Matthew gli fa anche capire che è bene non fidarsi dell’uomo di un solo libro.
Nello scontro finale, iniziato dai dimostranti (tra cui Théo) lanciando bottiglie Molotov contro la polizia, Matthew non esita a dire che loro – i dimostranti – sono tutt’altro che "un esercito pacifista e non violento", e che anzi, nel loro comportamento, c’è del fascismo. Insomma, The dreamers mostra molte ambiguità ed incertezze che non giovano, poste accanto ad una storia scarsamente interessante.
Il film è un inconcludente esercizio di stile, apprezzabile sotto il profilo registico ed interpretativo, ma sterile in tutto il resto.

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