Regia di Robert Benton vedi scheda film
Il film tratta di un uomo ed una donna: diversi per età ed estrazione sociale, ma entrambi con una macchia nell’anima, ove più ove meno evidente. In particolare il preside Coleman Sirk (Antony Hopkins) custodisce un passato che non rivelerà a nessuno, se non a lei (Nicole Kidman), malvoluta da tutti, con problematiche evidenti, ma vera ed unica valvola di sfogo “sentimentale” di Sirk. I due si confidano, a loro modo, i propri segreti. E questo li rende uniti. Fino alla morte. La morte provocata da uno dei tanti che non ha creduto all’umanità dei 2 personaggi, da nessuno concepiti come esseri umani capaci di amare, di odiare, di sbagliare, di redimersi. Uno dei tanti personaggi (come l’ex marito di lei, lo scrittore amico di lui, ecc.) che con la morte dei due torneranno a vivere ritrovando sé stessi e la propria indole.
La struttura del film gioca su una serie di rimandi temporali (evidenti sin dal flashforward che inaugura la pellicola), che rende parallele la vita odierna del protagonista e i traumi passati che gli hanno creato il suo particolare processo di socializzazione. L’effetto è senza dubbio piacevole.
La storia non è eccitantissima, anche a causa di toni particolarmente tenui sia nella narrazione che nell’anima propriamente iconica del film.
Forse il regista sottovaluta un po’ troppo lo spettatore tenendo per troppo tempo nascosti elementi che risultano evidenti ai più sin dalle prime battute.
Ma alla fine il film è ben girato, affatto monotono, anche se un tantino scontato, ma soprattutto godibile. Il problema è che non appassiona quanto, probabilmente, era negli intenti.
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