Regia di Andrej Zvyagintsev vedi scheda film
Dopo 12 anni di assenza un padre (Garin) torna a casa e ritrova i suoi due figli, diventati preadolescenti. Si mette in auto con loro alla volta di un'isola. Durante il viaggio il figlio più piccolo si dimostra ostile e il padre tutt'altro che carezzevole. Finirà in tragedia.
Il film premiato con la massima onorificenza a Venezia è l'opera prima del russo Andrey Zvyagintsev, il quale dimostra di padroneggiare in tutti i suoi reparti la materia filmica, dalla splendida fotografia dalle dominanti bluastre all'impeccabile recitazione dei due giovanissimi protagonisti, fino all'accortezza della messinscena, che fa somigliare questo melò familiare a un thriller psicologico. Rimangono invece dei dubbi sul metodo, che fa puntualmente leva sui dubbi inoculati nella mente dello spettatore, ai quali non viene mai data risposta. L'uomo è veramente il padre dei due? E perché la madre li lascia andare così? Perché finiscono in un'isola? E cosa custodisce il padre nello scrigno che ritrova dopo averlo sotterrato chissà quanto tempo prima? Inutile affannarsi a cercare risposte che il film non dà, offrendo così il fianco a qualche seria perplessità in merito alla strategia narrativa proprio laddove riesce a essere efficacissimo nell'attirare l'attenzione dello spettatore.
Magnifica la colonna sonora, pubblicata su etichetta ECM.
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