Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
Ammirevole e amorevole, trasparente e didattico nonno Oliveira. Come dietro ogni suo film, anche qui c’è ovviamente un piano: preordinato, lucido! Questo filme muito falado è composto da due film più un epiloghetto finale che manda a monte (anzi: a fondo) le prime due parti. Primo film: una volenterosa mammina, professoressa universitaria di storia, parte da Lisbona in nave con la figlioletta per raggiungere il marito a Bombay. Il viaggio deve servire alla bambina per imparare la storia del mondo, il Portogallo colonizzatore, la Marsiglia fondata dai greci, le sirene, il Vesuvio e Pompei, Atene patria dell’arte e della filosofia, Istanbul porta sull’Oriente, l’Egitto dei faraoni, della biblioteca di Alessandria e del canale di Suez. Un compendio di storia e cultura del Mediterraneo (che sarebbe piaciuto a Braudel), raccontato a spettatori infantili e all’oscuro di tutto. Secondo film: sulla nave sono via via salite tre eleganti signore, la Deneuve, la Sandrelli e la Papas. Insieme al capitano americano, a cena, parlano con raffinata eleganza in inglese, francese, italiano e greco: e tutte capiscono tutto perché oltre che raffinate sono anche colte. Parlano della babele delle lingue, della loro vita sentimentale, del futuro dell’Europa e del crollo della civiltà occidentale. Poi, l’epilogo, rapido ed efficace, che non si deve raccontare. Film di disarmata semplicità, teorema geometrico, apologo cultural-politico-beffardo. Oliveira non si fa illusioni. C’era una volta l’Occidente...
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