Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film
Dapprincipio potrebbe apparire come una operazione di pedanteria didascalica: la mamma insegnante che accompagna la figlia a zonzo per le rovine della civiltà occidentale e la istruisce alla cultura del rispetto del prossimo e della storia antica… E a livello didattico potrebbe sembrare un film perfetto: spiega, esplica, illustra. Senza la mano del veterano Manoel sarebbe risultato persino fiacco ed irrisolto. Ma, si sa, De Oliveira, che diresse il film cinque anni prima di segnare il traguardo del mezzo secolo, essendo una vecchia volpe, ne conosce una più del diavolo. Ed ecco che il film, finalmente, definitivamente ascende: c’è un’anticipazione, nell’incontro con il prete ortodosso, che inaugura il lento e triste valzer in nome della multiculturalità, ma l’apice del confronto fra le madri fondatrici della Vecchia Europa, incarnate da tre signore divine. Mamma Leoner Silvera e sua figlia sono viaggiatrici della sera su una nave che elegantemente si abbandona nella culla del Mediterraneo, quasi conscia del suo destino, inevitabilmente segnato dalla paura dell’altro compiuta attraverso l’attacco dell’altro stesso. Terra di confine, campo di una battaglia per l’affermazione di una cultura diversa da quella contemporanea, un popolo che serve il conto di anni e anni di crociate e di devastazioni (la cacciata dei Musulmani dalla penisola iberica ritorna evocativa e minacciosa): l’Europa ha certamente sbagliato nel suo difficile processo di sintesi, ma non può perire sotto la spada dell’offensiva altrui, soprattutto per la civilizzazione che almeno oggi dimostra con fiducia. Film parlato sin dal titolo, film di chiacchiera notevole sullo stato di una civiltà che forse non sa più cosa dire perché ha già troppo detto in passato: constatano ciò le tre signore convenute al tavolo del galante comandante polacco-americano John Malkovich, e la più nostalgica è la fiera Irene Papas, che rivendica la supremazia defenestrata della cultura greca; Catherine Deneuve e Stefania Sandrelli notano come l’America si sia impossessata dei principi della Rivoluzione Francese acquistando nel corso del tempo un’egemonia inspiegabile, così come egemone è la lingua inglese, non appartenente a nessuno degli originali padri fondatori dell’Europa perché lingua di per sé ibrida. Un film-Babele sulla possibilità di una comunicazione che va al di là del semplice colloquiare, che sfida il paradosso dell’ignoranza dei nostri tempi confermando la potenza della mentalità femminile e di quegli uomini che “sanno viaggiare”. E forse proprio per questa semplicità bizzarra (assurda?) che il film non può non concludersi con una beffarda, tremenda premonizione: senza dialogo, finiremo per saltare tutti in aria, e buonanotte al secchio e alla storia.
Non c'è.
Voto: 8.
La più fiera e nostalgica delle tre, dimostra quanto sia (ancora) brava e come sia in grado a recitare, cantare, riflettere con così grande passionalità.
Forse la meno a proprio agio delle tre, infonde comunque tenerezza e trasmette una curiosa malinconia.
La più tagliente delle tre dame, interpreta praticamente sé stessa e la sua storia umana determinata e combattiva.
Qua e là misterioso, galante ed accogliente, stupito ed assorto.
Ottima.
Semplice, lineare e stravagante al contempo, somma e assorta, lucida e disillusa. Solo lui.
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