Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
I 21 grammi del titolo sono quelli che - secondo una diceria popolare - il corpo perderebbe al momento della morte. È il peso dell'anima. Ed è su quel peso che si avvita questo film molto cerebrale di Alejandro Gonzales Inarritu. La storia, costruita con un meccanismo a puzzle che spinge la miscela di fatti e tempi ai limiti della comprensibilità, è quella di un professore di matematica (Sean Penn) cardiopatico che - ricevuto in extremis il cuore di un donatore - si vuole mettere sulle tracce del suo benefattore (Huston). Sicché scopre che il donatore è morto travolto insieme alle due figliolette da un ex-avanzo di galera ossessionato da sentimenti religiosi e determinato a redimersi (un Benicio Del Toro di impressionante bravura). Il professore riesce a contattare la moglie del morto (Watts), se ne invaghisce, finge di assecondarla nel progetto di giustiziarla e finisce con lo spararsi al cuore.
La cosa che colpisce dell'opera seconda di questo regista di indubbio talento è la complessità del meccanismo narrativo, che rischia di mettere in secondo piano i personaggi. Eppure l'operazione, spinta ai limiti del virtuosismo, riesce magnificamente, gli interpreti gareggiano in bravura e il tema della vita-morte è sviscerato in tutte le sue possibili declinazioni. Soggetto di Guillermo Arriaga. Da menzionare anche l'ottima colonna sonora di Gustavo Santaolalla. Coppa Volpi come miglior attore protagonista a Sean Penn al Festival di Venezia.
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