Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film
Storie intrecciate di tre personaggi: una giovane donna che perde marito e figlie in un incidente, un ex galeotto redento, un trapiantato di cuore. Struttura a puzzle, cronologicamente non lineare (ricorda opere recenti come Memento e Tredici variazioni sul tema): ci vuole almeno mezz’ora per cominciare a capire come le varie storie si collegano tra loro, ed è il tipico film che va rivisto più di una volta. Le soluzioni tendono un po’ al melodrammatico, e tutto l’insieme ha l’aria di essere lievemente pretestuoso: non a caso il regista sente il bisogno di dargli maggior spessore, inserendo sottotemi ‘alti’ (la giustizia privata, il rapporto tra colpa e pena) e concludendo con qualche domanda suggerita dalla morale implicita nel titolo (che cosa resta dopo la morte? che cosa va perduto?). Però, dal punto di vista spettacolare, il film funziona: probabilmente grazie agli ottimi interpreti, che si calano benissimo nelle loro parti.
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