Regia di René Clair vedi scheda film
Beffarda rilettura del mito di Faust: il vecchio professore ottiene da Mefistofele (inizialmente senza dare nulla in cambio) di ritornare giovane, si aggrega a una compagnia di attori girovaghi dove conosce Margherita, viene accusato di aver ucciso Faust per derubarlo. Mefistofele lo scagiona ricomparendo nelle sembianze di Faust, ma così facendo si appropria della sua casa e della sua posizione sociale, lasciandolo senza amici né lavoro; poi, quando viene incaricato di fabbricare molto oro per risanare le finanze dello stato, lo prende come assistente e gli offre ricchezza, potere e l’amore della principessa in cambio dell’anima. Faust vede in uno specchio la vita che lo attende fino al giorno della morte, ed è uno spettacolo che non gli piace (sicuramente la scena più impressionante). Come si vede, è una trama piuttosto contorta che alla lunga tende a incartarsi su sé stessa; ma alla fine tutto si risolve nel solito tourbillon tanto amato da Clair. Insolito, forse anche un po’ incongruo, il tono leggero scelto per raccontare la storia (Mefistofele sembra la controparte diabolica del Clarence di La vita è meravigliosa); interessante il rapporto fra i personaggi, con lo scambio di identità fra un vecchio (Michel Simon) e un giovane (Gérard Philipe) che cercano continuamente di fregarsi a vicenda.
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