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Zatoichi

Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film

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La recensione su Zatoichi

di scandoniano
8 stelle

locandina

Zatoichi (2003): locandina

 

Nel Giappone dell’’800, un massaggiatore cieco vaga di paese in paese, in cerca di bische e di lavoro, anche se la sua vera indole è quella di aiutarei più deboli grazie alla sua infallibile spada. Un giorno giunge in una piccolissima comunità tenuta sotto scacco dal Ginzo, in cui vivono anche due misteriose e pericolose geishe che covano vendetta nei riguardi del potente malvivente. Ichi il massaggiatore si prodigherà per aiutarle…

 

Takeshi Kitano dà il suo contributo al filone storico dedicato al mito di Ichi, il leggendario personaggio cieco ed infallibile con la katana, fornendone la sua personale versione. Il regista ha atteso la computer grafica per far fiottare il sangue ovunque, con schizzi splatter “simili a petali di rosa” (secondo le sue parole), che altrimenti sarebbero stati impossibili da realizzare (e che gli sono valsi il premio Future Film Festival Digital Award alla mostra del cinema di Venezia del 2003).

Il suo personalissimo tocco, ricco di un’ironia peculiare, di un’azione armonica  e rigorosa, dei movimenti di macchina fluttuanti, confezionano un piccolo capolavoro, di cui rimangono molte scene cult (Shinkichi che fa il duro ma prende sonore legnate in testa non può non far ridere di gusto).

 

 

Le musiche, per la prima volta affidate da Beat Takeshi al compositore Keiichi Suzuki, sono la base delle numerose coreografie su cui operai costruiscono case e contadini lavorano la terra: solo uno dei segni distintivi dell’ironia inconfondibile del maestro Kitano. Numerosi i riferimenti a tanti stili cinematografici mondiali, dal finale alla Bollywood, ai marchi sulla schiena alla zorro (di cui Zatoichi ha le stesse iniziali!), al sangue a gogò di un certo tipo di cinema splatter e soprattutto del filone gangster di Hong Kong (da Ringo Lam in poi), fino ai numerosi omaggi al maestro Kurosawa, di cui Kitano si conferma un degno successore.

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