Regia di Jacques Doillon vedi scheda film
Bisognerebbe parlare del film di Jacques Doillon per stare sul volto incredibile dello straordinario Pascal Greggory. Nei suoi occhi, tra le sue rughe irregolari serpeggiano dolore e malumore, disillusione e programmaticità ultima. E anche, pacatamente, furore represso. Il suo Fred è ovviamente sgradevole. Ma la ragazza del titolo non è da meno. Perché Doillon è sicuro di una cosa: che anche in un mondo dove la differenza linguistico-culturale può apparire da subito guscio protettivo, la passione, per non dire l’amore, è una questione di violenza. Che non sempre è soltanto fisica. Raja mette in campo argomenti delicati (l’indecisione tra i corpi e le menti, il lassismo di qualunque classe, la diffidenza culturale), ma è troppo lungo, ripetitivo, a volte pericolosamente sbilanciato. Anche se non si può negare a Doillon la capacità di utilizzare il formato scope per evidenziare facce ed espressioni, spesso con una forza che coinvolge.
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