Regia di Randa Chahal Sabbag vedi scheda film
Libano - Israele. Villaggi divisi in due, campi minati, posti di blocco, ragazzini che fanno volare gli aquiloni, bare che passano tra i reticolati, per strada si può anche trovare un piccolo feto. Donne che urlano al megafono con altre donne che si sgolano dall’altra parte della terra di nessuno. E ognuna loda il figliolo: il mio, a sette anni, si faceva già le capre! Lamia è una ragazzina quindicenne che deve sposarsi di là del confine. Ci va da sola, a piedi, vestita di bianco, con il velo che s’impiglia nel filo spinato. Ma il maritino non è quello che lei vuole, lei che ama il soldato arabo-israeliano che la sorveglia nei suoi passaggi di qua e di là del confine. Tra i due modi di descrivere questo mondo diviso, uno che va verso il crudo realismo, l’altro che fugge in un mondo sognato, Randa Chahal Sabbag privilegia, fin troppo, il secondo: vola via anche lei sulle ali degli aquiloni. Siccome non c’è niente di nuovo sotto il sole e tutto è antico, andiamocene da qui. Cinema fanciullesco, musiche e canzoni plurietniche, tenerezze e crudeltà, non c’è niente di nuovo neppure oggi sotto il sole, tutto è antico, anche il cinema sembra a quello di sempre.
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