Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Il rapimento di Aldo Moro è alla base del soggetto del film, ma Bellocchio (autore pure della sceneggiatura originale) mira all'indagine umana e psicologica, più che alla ricostruzione delle varie fasi del sequestro; anzi sia la strage degli uomini della scorta, sia le reazioni del mondo politico e ogni altro avvenimento noto, sono all'esterno e si riflettono sui protagonisti solo attraverso la tv e i giornali dell'epoca.
Scenografia e costumi, esaltati da una fotografia perfetta ci proiettano, in un solo colpo, indietro nel 1978, mentre la colonna sonora è ossessivamente dominata dai Pink Floyd di "Shine on you crazy diamond".
Il personaggio più delineato è quello della brigadista, ed in effetti proprio a lei, ai suoi sogni, alle sue illusioni e disillusioni è stato riservato più spazio, con un abile inserimento di memorie della Resistenza e di filmati sovietici anni trenta, simbolo di “sogni infranti”. I quattro carcerieri sono dei fanatici, ma si riscoprono persone, forse solo il capo è una macchina asservita al suo antisistema, rappresentato dalla base e dall'esecutivo del proletariato.
Un elemento quasi fantastico (che poi dà il titolo al film) vi ricorre sin dall'inizio e appare una chiave di lettura essenziale: la sceneggiatura del dramma teatrale "Buongiorno, notte..."
Non si emettono giudizi politici e nemmeno umani, ma il dramma colpisce come un pugno sullo stomaco, si condanna solo il comunismo, o meglio la religione del comunismo e ogni altra forma di fanatismo religioso.
Alcuni dialoghi suscitano un interesse anche filosofico, interrogandoci sul nesso tra realtà e immaginazione, sul vuoto della vita e ciò che lo riempe, sulla fede negli ideali e il rispetto della persona umana (significative al riguardo le parole del presidente Moro sullo stato e il valore di una vita umana).
La chiusa è magistrale, veramente sospesa tra giorno e notte, che però sono invertiti...
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