Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
da quel poco che ho letto, sentito o visto in tv o al cinema sul terrorismo rosso, sono riuscito a capire che fosse una "cosa" nata morta sin dal suo concepimento. in un periodo dove si svicolavano e scampavano golpe, non finendo come in argentina o in cile per motivi che probabilmente ai comuni mortali non sarà mai dato di sapere, nascono e crescono i figli dell'utopia come gocce di rugiada, destinati a sparire non appena cresce il sole.
purtroppo si tende a guardare a questi ex-ragazzi con un concentrato di pietà per come hanno buttato al vento la loro giovinezza nel rincorrere ideali bruciandoli con la violenza e l'assurdità dell'omicidio.
la gente "normale"(e dico normale con le migliori delle intenzioni)coloro che si alzavano tutte le mattine per correre in ufficio o in fabbrica, a portare o a prendere i figli, a fare le lavatrici, a stenderle e a stirarle, a fare code negli uffici postali per pagare i conti, a guardare la carrà in tv osservavano queste cose con un misto di orrore, partecipazione e perchè no anche con un pizzico di incoraggiamento, ma non sicuramente ad uccidere... ieri come oggi ci si arrabbia per come si fatica a pensare a lunghi termini. il lavoro c'è, ma più spesso non c'è. ci si sente addirittura dire che "bisogna" abituarsi a cambiare spesso lavoro, ad essere elastici. si sente dire che si incentiveranno le persone a non andare in pensione, e che i giovani dovranno abituarsi a lavori saltuari, prendendo ciò che arriva, quando arriva. ci si gira e si tende la mano al "padrone" prendendo ciò che lui ritiene giusto dar"ci".
se si ragiona in termini che siamo nel nord civilizzato del mondo dove si sta meglio, poi non ci si meravigli se i figli stanno in casa oltre i trenta o quarant'anni...
in un clima più o meno così maya sansa e compagni affittano un appartamento e sequestrano moro, con un affiatamento tipicamente fanciullesco.
maya sansa fa un saltello di eccitazione sul sofà quando sente al televisore che i suoi compagni sono riusciti nell'impresa.
piano piano però leggiamo sul suo volto e su quello dei compagni come tutto stia andando a gambe all'aria. la gente "normale" non capisce che quello che loro stanno facendo, lo fanno per tutti loro. la lotta di classe, la lotta per la loro classe oberata di doveri è fallita, loro sono diventiti assassini per lo stato. tutto d'un tratto la sansa si trasforma nella bruni-tedeschi dé "la seconda volta", l'ombra di se stessa, l'ombra smunta e gobba che cerca di nascondersi nella nebbia di torino di un ideale abortito trasformatosi in un incubo. e con esso ha trasformato in incubo anche il ricordo del padre ucciso dai fascisti in guerra, lo ha in qualche modo sporcato.
bellocchio è lucido nel comunicarmi tutto ciò, è lucido attraverso lo sguardo dei suoi protagonisti, della magnifica sansa, di lo cascio di pier-giorgio suo figlio, quasi la sua fotocopia, di roberto herlitzka che interpreta moro che lo si sogna libero, per rincorrere un riscatto, una libertà per i loro stessi e perchè no anche nostra. perchè in fin dei conti è la nostra storia, una nostra eredità che ci appartiene, volenti o nolenti.
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