Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Quelli che assalgono Chiara sono i fantasmi dei bolscevichi e quelli della propria coscienza. La ragazza, anche se ideologicamente convinta del rapimento di Aldo Moro, non trova giusta la sua condanna a morte.
Fantasmi, qundi, cha appaiono nei sogni, fantasmi della Madre Russia dove il comunismo (leninista) fu qualcosa di rivoluzionario e cambiò radicalmente la vita di milioni di persone.
Il fantasma di Moro, poi, che aleggia per le stanze della casa, che esce dalla sua prigione e alla fine passeggia tranquillamente nell’ alba romana.
Marco Bellocchio si intromette nell’ ambiente privato dei brigatisti, li spia come loro spiavano Moro.
Un ambiente fatto di cose quotidiane, di rimorsi, di un senso crescente di paura e confusione.
Per Chiara appare da subito molto difficile il dover conciliare la vita di tutti i giorni con la lotta armata. L’ ufficio, le chiacchiere, le telefonate da una parte, mentre dall’ altra i pranzi da preparare a Moro, le armi, la sorveglianza.
Forse il carattere privato è l’ elemento principale del film. Un senso di intimità che colpisce lo stesso Bellocchio che dedica il film al padre e che forse nella figura di Moro ce lo vuole far vedere.
Una persona anziana, profondamente umana, eppure costretta al sacrificio, una persona che pure non volendo fu trasformata nel simbolo di qualcosa.
Poi ci sono i brigatisti, rinchiusi in una ideologia da seguire con spirito quasi religioso. C’è la claustrofobia e l’ isolamento e la follia di tutto questo.
Ma ogni scelta di tipo militare è folle, bisogna solo vedere con quanta perseveranza si procede su questa strada.
Il film però non da la possibilità, a chi non ha visuto quegli anni, di capire fino in fondo cosa abbiano significato le brigate rosse e quale fosse il loro posto nel più ampio contesto sociale di quegli anni.
Un film di rimandi, dunque.
Ad un mondo esterno e ad una società che trapela solo attraverso la televisione.
Ridicoli, purtroppo, sono i siparietti sociologici all’ interno dell’ ufficio, al bar e al matrimonio. Ridicoli sono i vecchi che cantano “Soffia il vento, urla la bufera” e irritante al massimo è il giovane bibliotecario con i suoi discorsetti da quattro soldi sull’ immaginazione e la realtà.
La televisione ha in sè già i germi della sua malattia e di tutta la spazzatura che porterà nelle nostre case e nelle nostre vite.
Una spazzatura composta da balletti, canzoncine idiote e parole senza senso.
Ma questo è anche un film di ricordi e di emozioni.
Non posso trovare altra spiegazione per l’ uso di Shine on you crazy diamond, se non quella di voler toccare i sentimenti.
Qualunque essi siano.
Il rapimento di Aldo Moro è stata sicuramente una delle pagine più controverse della nostra storia recente.
Da una parte le Brigate Rosse che affermando di perseguire la strada della lotta armata, con il rapimento di Moro, fecero un atto di guerra.
Dall’ altra parte lo Stato Italiano e una intera schiera di uomini di partiro che condannarono a morte uno di loro.
Quale è il crimine peggiore in una guerra?
Uccidere il nemico o lasciare il proprio compagno morire senza aver provato a salvarlo?
D’ accordo che Moro era prima di tutto un Uomo, ma le BR lo processarono come simbolo di una intera classe politica.
Ed è innegabile che per quasi cinquanta anni i democristiani fecero i loro porci comodi nel paese, tramite continue politiche per il mantenimento del potere.
Certo l’ Italia non era la Russia.
E non si poteva avere la presunzione di farne un paese comunista, anche perchè il comunismo ci mette poco a diventare una dittatura.
E allora?
Come sempre si sarebbe dovuta cercare una via di mezzo, una via di dialogo.
Ma quando le orecchie dei potenti sono chiuse sembra che le bombe e le pistole e i proiettili siano sempre stati i mezzi migliori per sturarle.
Si entra in guerra contro lo Stato, dopotutto.
Solo che in questo caso i potenti sono rimasti sordi pure davanti alle preghiere dello stesso Moro.
Quale è il crimine peggiore in una guerra?
Uccidere il nemico o lasciare che il proprio compagno muoia?
E’ inutile e stupido chiederrsi come sarebbe o come non sarebbe stato se Moro fosse vivo.
I fatti sono quelli che contano. E quello che dei fatti è stato nascosto o tralasciato.
Tutti, forse, volevano la liberazione del presidente, ma così non è stato. Perchè?
Bellocchio sembra accontentarsi dell’ aspetto privato del tutto, construendo un bel film capace di emozionare e far riflettere lo spettatore. Ma tutto finisce qui perchè alla fine il regista non scava, non cerca risposte e soprattutto non si pone domande.
Un film di fantasmi, dunque.
Che è tempo che se ne tornino nella tomba o che finalmente ci vengano a spiegare il perchè di tanto sangue e di tante ingiustizie.
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