Regia di Mario Bava vedi scheda film
Caverna delle meraviglie pop art quella in cui Diabolik e Eva Kant si rifugiano in un’intimità sensuale di corpi nudi o fasciati, coperti d’oro o banconote. Accenni psichedelici nei colori, suoni e luci, moderato uso di sostanze stupefacenti (gas esilarante, cannabis, una droga capace di indurre morte apparente), cinema su commissione che diventa giostra visiva sulla quale salire per cambiare le proprie percezioni, abbandonandosi alle gioie ludiche di un fumetto in movimento e fuga perenne.
Dissolta la violenza originaria propria del personaggio, rimane un vago sentore di sadomasochismo (la sigaretta che scorre sulla deliziosa pelle di Marisa Mell) e la passione quasi feticistica per travestimenti e tute aderenti. Lo sgretolamento narrativo rende poi libere le immagini di perdersi e rincorrersi tra decor lisergici e un’infinità di trucchi ottici. Adolfo Celi sorseggia liquori vari dentro una piscina o a bordo di un aereo. Michel Piccoli fuma marlboro rosse in attesa del prossimo colpo della sua nemesi. Puro cinema artigianale filtrato dalle estetiche giovanili di quel periodo e dalla moda e musica della fine degli anni sessanta. Innocuo erotismo in cui scivolano le superfici epidermiche di Eva, gli occhi di Diabolik come specchi glaciali di un voyeurismo registico che oscilla abilmente fra mestiere e sperimentazione.
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