Regia di Mario Bava vedi scheda film
Quer pasticciaccio pop de Danger: Diabolik, verrebbe quasi da dire, citando (a metà) il giallo di Carlo Emilio Gadda. Perché il film in questione, diretto dal grande Mario Bava, è proprio un pastiche: sceneggiatura approssimativa come poche (risultato dell’unione di tre episodi della serie a fumetti nata dalla penna delle sorelle Giussani, in particolare “Lotta disperata”, “L'ombra della notte” e “Sepolto vivo!”), personaggi dalla caratterizzazione appena abbozzata, attori principali non esattamente inappuntabili (John Phillip Law è completamente anonimo e Marisa Mell, per quanto bona possa essere, come attrice non è pervenuta). Eppure…eppure Diabolik di Mario Bava è un bel film, e lo si deve soprattutto al talento e all’intelligenza dell’ottimo regista e ai suoi fidati collaboratori, non certo al produttore Dino De Laurentis, il quale, per paura della censura, impedì a Bava di girare scene efferate e sanguinolente che meglio avrebbero rispecchiato la natura pulp del fumetto. Per fortuna il grande gusto estetico, le scelte stilistiche e la regia energica ne controbilanciano decisamente i demeriti, facendo di questo film un connubio unico di architettura post-moderna, arredamenti e costumi chic ed uso psichedelico dei colori. Infatti, a differenza del bianco e nero tipico del fumetto, Bava decise di dare al lungometraggio un mood audio-visivo sgargiante e sensuale, futurista e avanguardista, con un certo accenno di erotismo e la vitalità tipica dei fumetti. Diabolik è sicuramente il primo esempio riuscito di cinecomic, capace di trasportare lo spettatore in un mondo surreale e colorato e di renderlo partecipe delle improbabili imprese del Re del Terrore e della sua compagna, criminali edonisti ed amorali, i quali, come se fossero i protagonisti di un film di 007, vivono e lasciano morire curandosi solo dei beni materiali e dei piaceri della carne, escogitando sempre nuovi trucchi per gabbare la polizia e il bravo ispettore Ginko, interpretato dal grande Michel Piccoli, nota di merito del cast insieme al villain Ralph Valmont, a cui presta il volto Adolfo Celi. E il segreto di questa pellicola sta proprio nel non prendersi mai sul serio, nel cercare la via dell’ironia e della leggerezza, facendo anche il verso alla nostra società corrotta e governata da uomini incompetenti e in malafede, dispensatori di facili moralismi e d’ipocrisia, i quali non possono far altro che venire sbeffeggiati da Diabolik ed Eva Kant, anti-eroi reietti a cui va il nostro più sincero affetto, nella speranza che continuino a godersi la vita alla faccia dei potenti e della legge bislacca che ci tiene legati, sfrecciando nel loro rifugio segreto a bordo della mitica Jaguar nera. Puro divertissement quindi, arricchito da una colonna sonora firmata Morricone che più cool non si può. Avanguardista.
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