Regia di Mario Bava vedi scheda film
Con una produzione (Dino De Laurentiis) in grande stile, Bava si inserisce nel filone fumettistico che nella seconda metà dei Sessanta sfiorò - non di più - il cinema italiano, con titoli come Kriminal (Umberto Lenzi, con un sequel firmato da Fernando Cerchio) o Satanik (Piero Vivarelli). Per l'occasione viene spolverato il più noto di tutti gli affascinanti delinquenti cartacei dell'epoca: Diabolik, creatura delle sorelle Giussani, e viene appositamente scritta una sceneggiatura di netta (e quindi riuscita) impronta fumettistica, a opera di Dino Maiuri, Brian Degas, Tudor Gates e di Bava stesso. Ma dove il film eccelle senza dubbio è nel cast: se il protagonista è affidato all'americano John Phillip Law, già abbastanza noto in Italia e comunque nome utile per l'esportazione della pellicola, ecco che l'ispettore Ginko è Michel Piccoli, Eva Kant è la bella Marisa Mell e, in ruoli più o meno importanti, troviamo anche Adolfo Celi, Carlo Croccolo, Claudio Gora, Caterina Boratto, l'ex pugile (già convertito ad attore da oltre una decade) Tiberio Mitri e l'inglese Terry-Thomas, curiosamente già impiegato da Steno pochi mesi prima nella parodia Arriva Dorellik (uno dei rari casi in cui la parodia è arrivata prima del film, tanto era famoso il soggetto). Scene (Flavio Mogherini), costumi (Piero Gherardi) e musiche (Ennio Morricone) sono decisamente raffinati, tanto da chiedersi se non lo siano troppo per un prodotto dichiaratamente 'da botteghino', senza alcuna pretesa artistica/estetica come questo film; fotografia di Antonio Rinaldi, con Bava fin da Terrore nello spazio (1965). 6/10.
L'inacciuffabile Diabolik riesce a compiere spettacolari rapine in barba all'ispettore Ginko, suo acerrimo nemico, e al governo, che arriva perfino a mettere un milione di dollari di taglia sul bandito. Ma sarà abbastanza astuto e intraprendente da riuscire a far suo un enorme lingotto d'oro coniato dalla zecca statale?
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