Regia di Mario Bava vedi scheda film
"Come dice il proverbio: per prendere un ladro, ci vuole un ladro". Dididaaaaaa
...dididaaaaaa....canta intanto una suadente voce femminile in un tipico eco morriconiano.
Le studia tutte l'ingegnoso ispettore Ginko dalla volontà di ferro, pur di acciuffare il famigerato ladro Diabolik.
Ginko ormai giustifica il suo lavoro nella caccia al ladro più abile ed astuto, ed arriva ad allearsi con uno spietato boss del crimine, pur di acciuffare.
E, ogni volta, quando sembra esserci riuscito, ecco che l'ispettore appare quasi un po' deluso, come chi perde una fondamentale ragione di vita.
È l'epica dello scontro che diventa una ragione di vita, ed una costante che alimenta la sfida e le possibilità di trarre dalla propria professione una soddisfazione che altrimenti latiterebbe, demolita dalla routine della quotidiana burocrazia procedurale da ufficio.
E Diabolik, dal canto suo, ruba ormai più per godersi la sfida, che per reale necessità sua o della sua stupenda donna Eva, parte integrante dei suoi successi illeciti e ragione di vita e sentimento, oltre che di attrazione fisica totale. La trasposizione cinematografica del ladro più famoso del fumetto italiano, nato dalla fantasia delle acute sorelle Giussani, dà vita ad un film che, tartassato e snobbato all'epoca della sua uscita da critica e pubblico, si è trasformato in un oggetto di culto che, probabilmente, è più naturale apprezzare ora, che ci pare come un gioiellino a metà strada tra il vintage ed il modernariato.
La coppia protagonista è magnifica e la bellezza plastica ed esclusiva della coppia, quintessenza di un erotismo che esplode in ogni inquadratura che li veda coinvolti, e che contraddistingue John Phillip Law e Marisa Mell (che si narra andò a sostituire una Deneuve praticamente fuggita dal set), non necessita di essere integrata da capacità recitative particolari.
Quelle restano appannaggio di attori di razza come Michel Piccoli e il più "mechant" sul mercato, ovvero l'immenso Adolfo Celi, impegnati a dare lustro e dignità a personaggi che altrimenti non avrebbero avuto possibilità di sviscerarsi al meglio come avviene in questa sfida cinematografica coraggiosa e pop. Già un protagonista cattivo e ladro è una prova di coraggio che solo due ardite come le Giussani potevano vincere.
Tradurre Diabolik al cinema si è rivelata per l'intrepido Bava una sfida che solo ai tempi della sua prima distribuzione potrà esser parsa una sonora sconfitta kitch.
Ora un ripasso appare doveroso in attesa del tanto atteso e da tempo rimandato Diabolik dei Manetti Bros.
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