Regia di René Clair vedi scheda film
Il film di Renè Clair è del 1924, in quell'epoca si era nel pieno delle avanguardie cinematografiche e Picabia cercava un "intermezzo" da inserire nel suo spettacolo "Relache" (che era uno spettacolo di balletto). Renè Clair era allora già regista ed aveva già fatto un film dal titolo "Paris qui dort" che era uscito l'anno prima; Picabia commissionò il lavoro al giovane francese dandogli degli appunti dai quali far venire fuori il piccolo film. In questi si parlava di guantoni bianchi che boxano su fondo nero, di una partita a scacchi interrotta da un getto d'acqua, di un cacciatore che spara a un uovo che saltella su uno zampillo, di un secondo cacciatore che spara a un colombo e ammazza il primo cacciatore, di una ballerina inquadrata di sotto mentre danza, di palloncini gonfiati e dipinti con sembianze umane, di un funerale con il carro trainato da un cammello. Renè Clair seguì attentamente le indicazioni e realizzò questo piccolo gioiello del cinema avanguardistico, che influenzò non poco il cinema a seguire.
Questo cortometraggio si basa sull'associazione di idee che si muovono libere nelllo spazio e nel tempo, alla base delle quali c'è la leggerezza; paradigma della leggerezza è la grandiosa e famosa scena della processione dietro al carro funebre dove il tempo viene rallentato creando un effetto unico.
Il fondamento del film è lo sradicare il tempo e gli oggetti inventado, in leggerezza, visioni; in questo modo si procede alla distruzzione degli stereotipi sia filmici che sociali, per trovare una nuova via più vera che può essere un universo onirico o, solamente, visioni a occhi aperti come libere immagini mentali sempre in movimento. In questo cortometraggio noi non vediamo delle sequenze ma solo un susseguirsi di immagini che, libere e leggere, invadono lo schermo creando un clima magico. Questo film diventò il manifesto visivo del dadaismo e sarà importante per il nascente surrealismo che avrà, anch'esso, il suo manifesto al cinema nel 1929 con "un chien andalou" firmato dal grande Bunuel.
Un esperimento di 22 minuti. Una serie di sequenze che non hanno una connessione logica. Immagini legate e slegate che vogliono rappresentare, fra le tante interpretazioni, il valore dell'immagine fine a se stessa, staccata, appunto, da ogni contesto narrativo. Il tutto caricato da simboli ed esternazioni visionarie. Tra le varie "immagini": una ballerina barbuta, una partita a scacchi interrotta da un getto d'acqua, il personaggio di un cacciatore del Tirolo eliminato dal suo inventore, il funerale di quest'ultimo in un carro trainato da un cammello ripreso prima al rallenty poi accelerato. La bara cade, ne esce il morto-prestigiatore che fa sparire tutti i personaggi; ne finale il prestigiatore esce da un telo con la scritta "Fin".
Il grande Eric Satie, che morirà l'anno dopo la realizzazione di questo film, firma la spendida e indimenticabile colonna sonora che fa da cornice perfetta e rende unico questo piccolo grande film.
Immagini libere in movimento, il film è impeccabile!
Geniale per originalità ed inventiva.
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