Regia di Fred Schepisi vedi scheda film
Guardando questo “film” (parola grossa) ogni tanto ci scappava un pizzicotto. Della serie: «Sogno o son desto?». Oppure, ancora: «Ma quel signore lì è davvero Spartacus?». A proposito di William Holden anziano e alcolizzato, Jean-Pierre Melville in una intervista disse che le star di Hollywood hanno delle responsabilità morali nei confronti dei loro fan, «non appartengono a se stessi, ma agli altri». Uno come Kirk Douglas, l’eterno e meraviglioso protagonista di Asso nella manica e Uomini e cobra, ha questa responsabilità morale. E non doveva partecipare a questo film fatto in famiglia, con il figlio Michael che sembra un depliant del lifting, l’ex moglie Diana Darrid e il nipote Cameron. Una regia inesistente e una sceneggiatura ridicola solo per finire con Kirk conciatissimo e in mutande che si fa una puntura di insulina nel sedere. Sarebbe un divertente scult se di fronte alla decadenza dei miti non ci venisse da piangere. E guardate che non è un problema legato alla vecchiaia: quanti divi hanno dato il meglio di sé in terza età (si pensi a James Coburn)? Invece subire uno sfruttamento d’immagine e la messa alla berlina del proprio decadimento e della propria malattia per la sfida in sé può essere umanamente comprensibile ma non è per questo meno patetico.
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