Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film
Angelo Duro e il mondo del cinema non vanno troppo d'accordo.
Gennaro Nunziante è un regista che pare aver basato la sua intera carriera sul portare al cinema i comici più popolari di ogni periodo. Lo ha dimostrato con ben quattro film aventi per protagonista Checco Zalone (Cado dalle nubi, Che bella giornata, Sole a catinelle, Quo vado?), uno dedicato a Fabio Rovazzi (Il vegetale) e due con la coppia Pio e Amedeo (Belli ciao, Come può uno scoglio). Ebbene, stavolta sceglie di scritturare per il grande schermo uno dei comedian più in voga tra le nuove generazioni, il palermitano Angelo Duro, peraltro autore, insieme al regista stesso, della sceneggiatura di questo Io sono la fine del mondo. Nel film, Angelo è un autista notturno che vive da solo a Roma. Un giorno, la sorella Anna (Evelyn Famà) gli chiede il favore di occuparsi dei loro genitori che vivono in Sicilia, i coniugi Rita e Franco (Giorgio Colangeli, Matilde Piana), per permettere a lei e al marito di partire per le vacanze. Dopo un iniziale rifiuto, dovuto all'antipatia reciproca tra Angelo e i due anziani, egli accetta per una sola ragione: potersi finalmente vendicare dei torti subiti durante l'infanzia.
Chiunque conosca un minimo il tipo di comicità di Angelo Duro sa già cosa aspettarsi, più o meno. Il suo è un umorismo dissacrante, politicamente scorretto e talvolta crudele. Il personaggio creato dal comico è distruttivo, bugiardo, manipolatore, svergognato e offensivo. Angelo non ha rispetto per niente e nessuno. Uomini, donne, bambini, vecchi, disabili, persone in sovrappeso, omosessuali, sono tutti oggetto del suo infame scherno. Questo modo di fare funziona molto bene a teatro, dove il cabarettista si esibisce da solo e può inventare tutta una serie di storie e situazioni lasciate semplicemente all'immaginazione. Al cinema, però, è tutta un'altra cosa. Nei film c'è una trama con un inizio, uno svolgimento e una fine, ci sono personaggi e attori che li interpretano e c'è una costruzione tecnica imposta dal mezzo audiovisivo. La cattiveria tipica di Angelo Duro, se portata su grande schermo, risulta eccessiva e a tratti deprimente, proprio perché egli deve confrontarsi con altri individui. All'atto pratico, Io sono la fine del mondo è un lungometraggio di un'ora e mezza in cui un autentico psicopatico si diverte a tormentare due indifesi vecchietti, giocando loro i peggiori scherzi. Certo, da un lato fa piacere assistere ad una commedia dai toni più cupi del normale, dove non esiste né amore né redenzione e sicuramente le risate non mancano, a patto di apprezzare Angelo e il suo modo di scherzare, ma, in definitiva, tutto risulta maledettamente esagerato e inutilmente malvagio.
La sceneggiatura non è quasi mai credibile, il comportamento delle persone che subiscono le prese in giro di Angelo è assolutamente innaturale e il film, di fatto, non è altro che una serie di gag, a metà strada tra il comico e il tragico, che oltre a divertire non hanno mai un reale scopo. Qui non esiste un vero messaggio, non sono possibili riflessioni di alcun tipo. C'è solo la voglia di intrattenere con la distruzione farsesca di ogni forma di etica o rispetto per il prossimo.
Siamo molto lontani dalla storica commedia all'italiana, dove si rideva della tragedia. Io sono la fine del mondo ricorre, semmai, alla tragedia per far ridere. Ciò sicuramente soddisferà i fan di Angelo Duro e chi ricerca lo svago fine a sé stesso. Tuttavia, è del tutto inutile negare la realtà, l’opera di Nunziante non è altro che un lucrare sul successo di un bravo comico. Il film sarà anche capace di strappare delle risate ma è del tutto privo di spirito critico o artistico.
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