Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: IO SONO LA FINE DEL MONDO
Io sono la fine del mondo è il fenomeno cinematografico del momento.
Alla prima settima di programmazione è stata la migliore apertura degli ultimi due anni con 3 milioni e 200€ a fronte di un numero di copie “Normali”.
Alla data odierna è a un passo dei 6 milioni, incassando più del primo weekend, con un aumento sensibile di copie ma sempre meno de L’Abbaglo con Ficarra e Picone.
Questo dato lo dobbiamo confrontare con quello di “Dove osano le cicogne” dell’altro neofita Angelo Pintus che ha superato con molta difficolta il milione di incasso e ha praticamente chiuso la corsa a 1 millione e 200 uscendo, tra l’altro, nella settimana di Capodanno.
Quindi la gara a chi ce l’ha più “Duro” la vince Angelo Duro, dimostrando che l’Angelo salvatore del cinema italiano è lui e non Pintus.
Chissà quanto Fegato alla Veneziana si starà mangiando nell’ambiente della comicità visto che questo personaggio respingente fino al limite dell’antipatia viene “Odiato” dai suoi colleghi ma è amatissimo dalla sua fanbase che dopo i teatri riempie le sale cinematografiche.
E il tutto facendo una campagna promozionale pari a 0 e non facendo vedere anticipatamente il film alla stampa. Praticamente i critici cinematografici se vogliono scrivere che il film fa schifo devono comunque pagare il biglietto e sorbirsi il “suo” dito medio, marchio di fabbrica di tutti i suoi finali.
Il fenomeno Angelo Duro si è messo a disposizione nelle mani sapienti di Gennaro Nunziante, regia esperto a creare campioni d’incasso come Checco Zalone ma che ultimamente si è dovuto accontentare di Fabio Rovazzi e Pio & Amedeo prima di avere tra le mani il nuovo cavallo di razza. Un po’ come Ancelotti che è tornato al Real Madrid dopo il Napoli e l’Everton.
Diciamolo subito, cinematograficamente parlando il film non è un granché. La trama è deboluccia e la sceneggiatura è scritta appositamente per le battute che hanno reso famoso Angelo Duro che praticamente fagocita tutto il film non lasciando spazio a nessuno. Praticamente ha tutti i difetti di fabbrica di queste operazioni che vogliono sfruttare al meglio il fenomeno del momento.
Ed è un peccato perché l’idea di base c’è tutta.
Le colpe dei padri ricadono sui figli ma tornano indietro come un boomerang e soprattutto il messaggio è chiaro: perché mettete al mondo dei figli se poi non sapete crescerli.
La critica è ben distribuita non solo sulla vendetta di Angelo nei confronti dei genitori che gli hanno negato tutto trasformandolo in un mostro che decide di colpire la società a parole perché fa più male. Angelo di mestiere accompagna a casa ragazzi che si ubriacano in discoteca, facendo un ruolo che i genitori moderni non fanno più. Angelo si confronta con un bambino obeso per colpa della separazione dei genitori e lo vizia in stile Babbo Bastardo.
Il vero difetto di fondo è dovuto all’assenza di comprimari forti che possano giocare di sponda e contrastare la forza caustica del personaggio. Come un fiume in piena lui avanza senza che nessuno lo fermi e di conseguenza la sua cattiveria rischia di essere fine a se stessa trasformando il mostro in un bambino viziato arrabbiato.
Un personaggio come Giorgio Colangeli doveva essere sfruttato come ha fatto Paola Cortellesi che in C’è Ancora Domani gliene dice di ogni sul suo feretro.
Mi sarei aspettato una reazione violenta dei genitori dopo la serata passata al cimitero. Questo avrebbe trasformato il film in una sorta di Funny Games comico e ne avrebbe giustificato il finale amaro e senza speranza.
La grande forza propulsiva della comicità di Checco Zalone era anche merito di personaggi come Ivano Marescotti, Sonia Bergamasco e Dino Abbrescia che alzavano le battute con una grandissima classe.
Che dire, aspetto il film numero 2 per dare un giudizio nel frattempo studiate una storia e scrivete una sceneggiatura coi controcazzi.
Voto 5
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