Regia di Joaquín Luis Romero Marchent vedi scheda film
Insieme a "I sette del Texas" e a "Le Pistole non discutono" è il miglior euro-western (così venivano definiti i western pre-leoniani).
Il film ruota attorno alla vendetta e lo fa in un modo del tutto particolare. Abbiamo infatti tre protagonisti che hanno assistito da bambini all'uccisione del loro padre e, una volta diventati adulti, pretendono di vendicarlo, ma ciascuno in un modo diverso: Chet (un mezzo bandito) lo vorrebbe trucidare, Brad (un uomo di famiglia) lo vorrebbe vedere impiccato, Jeff (uno screriffo) lo vorrebbe veder processato ed eventualmente, se le prove dovessero esser ritenute sufficienti, condannato.
Questo il fulcro della vicenda in mezzo al quale si registrano un paio di belle sequenze (l'omicidio dell'altro bandito reo di aver assassinato il padre dei protagonisti e, soprattutto, un esilerante e comica scena con Fernando Sancho che litiga con un maiale vinto al rodeo).
Ottime le interpretazioni degli attori, soprattuto Undari che indossa costantemente un paio di stretti guanti di pelle nere e Sancho che attinge dalla sua verve comica. Meno brillante, ma comunque sufficiente Harrison. Piccolo cammeo per Aldo Sambrell che ritroveremo nei primi due western di Leone e soprattutto nel ruolo di primo antagonista in "Navajo Joe" di Corbucci.
Bravo Marchent alla regia, anche se diluisce un po' troppo alcune sequenze (vedi quella del rodeo con tutti i vari giochi ed esibizioni buttati là tanto per far brodo). Fotografia di Rafael Pacheco non eccelsa, adeguata ma non memorabile la colonna sonora del nostro Riz Ortolani.
Possiamo dunque definire "I tre spietati" un bel wester anche se ancora legato al western all'americana (abbiamo la canonica figura dello sceriffo integerrimo che vuol riportare la legge nella città e non viene influenzato neppure dai propri interessi, ed abbiamo l'importanza dell'istituzione famiglia con tre donne tutte legate ai loro uomini). Voto: 7.5
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