Regia di Maja Prettner vedi scheda film
42TFF: CONCORSO DOCUMENTARI
Dar da mangiare ad una figlia bambina, e impartire l'eucarestia con ostia e vino ad una comunità di fedeli.
Questo è ciò che svge, in estrema sintesi, in mezzo alla periferia di una Slovenia tutta campi verdi e in fiore, una giovane e dinamica sacerdotessa luterana di nome Jana.
Ogni mattina la donna esce di casa dopo aver sistemato moglie e figlia piccola, indossa un tunica nera e inizia ad intraprendere la sua professione pastorale, tra liturgie, celebrazioni, preghiere e canti.
Ma da donna piena di iniziative, Jana soffre un po' per la rigidità di regole che già vedono tra i luterani una apertura verso il sacerdozio femminile che nel mondo cattolico resta tutt' ora un tabù quasi impronunciabile.
Certe divergenze inducono la sacerdotessa a pensare di rinunciare ai voti, ma nello stesso tempo la ricerca di un rifugio in famiglia apre crepe che, fino a quel momento, erano parse impercettibili.
Una malattia scoperta per caso induce la protagonista a dare precedenza alle cure mediche rispetto al.dilemma che da mesi la assilla.
Il film della documentarista slovena Maja Prettner riflette, in modo piuttosto indiretto ma efficace, più sul ruolo che un genitore può ricoprire nell'ambito di una professione di fede, indipendentemente dal fatto che si tratta di una donna.
Pur senza trasmetterlo direttamente, il film induce a chiedersi come possa sussistere il ruolo di marito o moglie, e ancora più di genitore, in un contesto ove il sacerdote dovrebbe occuparsi dell'interesse esclusivo dei suoi fedeli, e non posporli ad affetti individuali che inevitabilmente la sfera familiare crea, riducendo la professione pastorale ad un qualcosa di molto simile ad un asettico mestiere burocratico.
Argomentazioni incalzanti e legittime a cui il film non solo non fornisce risposta, ma svia verso singole scelte di vita della interessante e volitiva protagonista.
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