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N-Ego

Regia di Eleonora Danco vedi scheda film

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La recensione su N-Ego

di barabbovich
8 stelle

Vestita in latex rosso, con un'asta per flebo perennemente in mano e un collant calato sul volto alla maniera dei rapinatori, per le strade del centro di Roma si aggira una donna che cerca di carpire i segreti di persone - quasi tutte in quell'età di mezzo che sta tra i trenta e i sessanta - avvicinate per caso. Sono gli "attivi", gruppo sociale complementare a giovanissimi e anziani che - dieci anni prima - fondavano il nucleo del primo film di Eleonora Danco, N-Capace. In questa opera seconda il meccanismo è lo stesso, venendo così a mancare l'effetto sorpresa di un film pur sperimentale, spiazzante, vitalissimo, pieno zeppo di idee e privo di un centro: quello di un'alternanza tra brandelli d'intervista (con la voce della protagonista che rimane sempre fuori campo) e alcuni geniali still life composti da umani che si producono in messe in scena a dir poco stravaganti, mentre lei caracolla per le strade capitoline (ma ci sono anche Terracina e Sperlonga) o si fa trovare sdraiata in mezzo alla strada. Alla stregua del suo teatro, tutto concentrato sulla dimensione egotica di un'esistenza inquieta, il suo è un cinema prendere-o-lasciare: urticante, scomodo, con tracce di espressionismo e rimandi a De Chirico, impertinente ("Ti masturbi?"), ma efficacissimo nel restituire uno spaccato di umanità a tema - stavolta, quello delle difficoltà dell'età in cui (quasi sempre) si lavora - che dice molto di più di tanta ricerca etnografica e di molta sociologia. Questo grazie soprattutto a un lavoro eccellente sul casting (ma stavolta ci sono anche due attori professionisti come Filippo Timi ed Elio Germano), che porta sullo schermo personaggi dai volti scolpiti, le cui vite sono altrettanti romanzi. Per cui, prendere, sempre prendere, anche a costo di uscire dalla sala con un gigantesco punto interrogativo.

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