Regia di Michael Powell vedi scheda film
«Cara mamma, mi devi perdonare di questo grande dolore che ti reco. Lo sai, io sono sempre stato comunista, e per questo devo pagare con la vita.» (Le monarchie dell'United Kingdom nel corso della loro millenaria storia hanno dichiarato guerra al 99,99% delle terre emerse, un paio di volte muovendosi pure nel giusto, noi... giusto un po' meno.)
"An Airman's Letter to His Mother" è, oltre alla messa in scena di ciò che esplica il titolo, un potente cortometraggio (5’) di "pura" propaganda scritto, prodotto, diretto, fotografato (4:3 in B/N), montato e narrato - con John Gielgud - da Michael Powell nel 1941 e basato sulla reale lettera che Vivian Allen William Rosewarne - ventitreenne ufficiale di volo della RAF che da co-pilota di un bombardiere Vickers Wellington fu abbattuto coi suoi compagni sul finire di maggio del 1940 sopra la costa belga durante la Battaglia di Dunkerque - scrisse alla madre (ripresa quasi sempre di spalle o al massimo di fianco e solo in un’occasione frontalmente, ma sfocata, in piano medio durante una panoramica semicircolare di 270° verso destra, una mano stretta su sé stessa a pugno con niente dentro se non il pulsar del sangue presago, e un cane che ne percepisce il dolore in farsi e corre a placarne l’affanno) in modo che le fosse recapitata s'egli fosse stato ucciso in azione e che inoltre fu poi ipso facto pubblicata postuma sul Times.
L'anno seguente gli Archers (Michael Powell col brother in arms Emeric Pressburger) gireranno "One of Our Aircraft Is Missing", due anni dopo un altro corto/medio-metraggio di propaganda, "the Volunteer", e di lì ad un lustro vedrà la luce "A Matter of Life and Death": entrambi i lungometraggi contengono ed espandono dinamiche e tematiche di "An Airman's Letter to His Mother": il primo è un ottimo film di fiera propaganda positivista, il secondo è un capolavoro assoluto della storia del cinema.
Da notare, tra i volumi della libreria, una copia in prima edizione hardcover del 1936 di “High Failure: Solo Along the Arctic Air Route” di John Grierson (l’aviatore, non il produttore, regista - “Drifters” -, teorico e critico - coniatore del termine “documentario” - cinematografico), una prima edizione economica, ma comunque hardcover, sempre del medesimo anno, dello “Scott's Last Expedition: the Personal Journals of Captain Robert Falcon Scott, Royal Navy, Commander Victorian Order, on his Journey to the South Pole”, pubblicato originariamente nel 1913, e qui con un’introduzione biografica di James Matthew Barrie, e un’altra prima edizione hardcover del 1941 (che è anche filologicamente meno consumata delle altre due) di “Arctic Pilot” di Walter E. Gilbert e Kathleen Shackleton (sorella di Ernest, morto in missione quasi vent’anni prima al largo della Georgia Australe).
In ultimo, prima che la MdP oltrepassi "ante-antonionianamente" (ma ovviamente con un taglio, durante l'attraversamento di vetro e inferriata, poi cucito) la finestra per inoltrarsi tra le nuvole del cielo (un cielo mai stato così azzurro, né in Inghilterra, né in Technicolor) poi “stuprato” dallo stemma della Royal Air Force, ecco comparire il ritratto fotografico del giovane uomo caduto in azione che scrisse a sua madre incorniciato e appeso in parete.
La lettera: https://medium.com/@NewsUKArchives/an-airmans-letter-to-his-mother-fb7cea1fecce.
(L'indicibile italico: https://www.einaudi.it/catalogo-libri/classici/testi-diari-carteggi-memorie/lettere-di-condannati-a-morte-della-resistenza-italiana-9788806227050/.)
Il film:
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