Regia di Henry Hathaway vedi scheda film
La quintessenza del surrealismo, un viaggio tra sogno e realtà accompagnati da un Gary Cooper raramente così bello e struggente. Già dalle prime battute c'è aria di capolavoro, i due piccoli attori sono straordinari e catturano empaticamente lo spettatore in un profluvio di lacrime. La scena della madre trovata morta è toccante e realistica, la bimba che inizia a piangere per il dolore del piccolo Gogò e lo prende per mano, dopo aver litigato poco prima, è l'essenza stessa del sentimento portata su pellicola. Quando, poco dopo, il destino separerà i due piccoli amici, il dramma sarà completo. L'ombra di quel trauma accompagnerà un languido e tormentato Peter Ibbetson lungo tutto il suo percorso di crescita, fin quando per puro caso non incontrerà una donna capace di rimuovere quel ricordo attraverso una fresca emozione che anche allora zampillerà attraverso i pixel luminosi graffiando l'animo dello spettatore, istupidendolo. La seconda parte del film eleverà la pellicola a icona del surrealismo, i due amanti ritrovati saranno costretti a incontrarsi in sogno, separati dalle tristi sbarre di una prigione. Una meraviglia per gli occhi, non solo per gli attori straordinari ma anche per la fotografia e la tecnica e, su tutto, per il messaggio metaforico reso in maniera tanto sferica. La vita è ciò che sogniamo, ciò che crediamo di vivere ma oltre ogni cosa, la vita è il sogno che di essa ci siamo fatti. Probabilmente il piccolo Ibbetson non ritrovò mai la sua Mary ma questo non ha alcuna importanza.
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