Regia di Matteo Petrucci vedi scheda film
Fratello e sorella, ventenni, universitari, hanno una relazione incestuosa. Vivono con il padre, la madre è morta. Lei si innamora di un timido e feroce serial killer, e quando si accorge del pericolo fugge con il fratello. Finisce in tragedia. Il regista Matteo Petrucci è nato nel ’75: aveva dunque ventisei anni quando ha girato questo film (già pronto da due anni con il titolo Ascolta la canzone del vento). E a esibire la sua appartenenza generazionale, riempie il film di strizzatine d’occhio all’immaginario trash-nostalgico feticista stile Anima mia, a cominciare dai cartoni giapponesi come Hurricane Polimar. Anche l’incrocio banalità televisiva - feticismo delle merci - sangue e perversione è già vecchiotto almeno dai tempi dei primi racconti di Aldo Nove. I tentativi di esibire la propria presenza come regista, poi (piani sequenza che ostentano ellissi sugli omicidi), sono controproducenti. Gli attori sembrano veramente negati, ma a declamare le ammiccanti banalità della sceneggiatura sarebbe in difficoltà anche sir Laurence Olivier. Costernante poi sapere che il film ha ricevuto quasi due miliardi di fondi pubblici.
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