Regia di John Sayles vedi scheda film
Corale come sempre, come sempre intento a intrecciare destini privati e nazionali e, come talvolta accade ai suoi film, leggermente faticoso, nella scrittura meticolosa e sovrabbondante e nella voglia di lasciare che i dialoghi e i personaggi si prendano i loro spazi, indipendentemente dalla logica stringata del cinema. La costa del sole, il penultimo film di John Sayles (l’ultimo, Casa de los Babys, potrebbe arrivare a Venezia), racconta le storie di un gruppo fitto di personaggi, gli abitanti delle due comunità confinanti di Delrona Beach e Lincoln Beach, nel momento cruciale della vendita delle loro terre e delle loro proprietà a una compagnia che vuole trasformare l’area in un località turistica alla moda. Sayles è indignato dal progressivo snaturamento della cultura e dalla sua omogeneizzazione; ma è troppo intelligente per rappresentare il mondo fino a ora come un posto ideale e autentico. Perciò, nel ricostruire i movimenti e i moventi delle due protagoniste (la bianca Edie Falco e la nera Angela Bassett) e dei loro amici e parenti, sottolinea quanto ci sia in realtà di fasullo, di andato a male ormai, in quelle che credevamo fossero le nostre radici autentiche, e di quanti equivoci e compromessi sia inevitabilmente lastricata la nostra vita. Qui, forse, non ci sono più giuste cause per le quali schierarsi, e la stanchezza segna i gesti e i rapporti dei personaggi e rappresenta la misura etica e narrativa del film: la nostra dignità è l’unica certezza che ci è rimasta, sembra dire Sayles, facciamola valere. Con le sue lungaggini e con i suoi accenni moralistici, La costa del sole è un film giusto e raro, concentrato sull’uomo.
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