Regia di Pier Francesco Pingitore vedi scheda film
Ecco. Ettore Scola imbottito di acido e chiuso dentro ad un sacco che dirige un cast interamente composto da un branco di cani randagi appena fuggiti dal furgone che li stava trasferendo al canile: questo è l'unico modo per immaginarsi cosa sia realmente questo Villa Ada, ennesimo (ma lungi dall'essere l'ultimo) prodottaccio licenziato frettolosamente da Pingitore, che scrive e dirige non tanto con la mano sinistra, ma proprio senza mani. C'è la vergognosa velleità di raccontare vizi e difetti degli italiani (o quantomeno dei romani) odierni con un 'film corale' in cui tutti gli elementi del coro sono stonati e vanno fuori tempo; regia un tanto al metro, direzione degli attori inesistente, storielle brutalmente inverosimili e cast mutuato di sana pianta dal Bagaglino (il povero Gullotta, Mattioli, Martufello, la Grimaldi, la Troschel) o dal catalogo dei volti Mediaset (Garko, Lovelock), con la Sandrelli colpevole guest star: va bene essere avidi di denaro, ma questo è troppo per l'interprete di Divorzio all'italiana o - per l'appunto, tornando a Scola - La terrazza. Analogo discorso, in termini più lievi, si potrebbe fare per la Merlini. Uno scandaloso lavoraccio che testimonia fedelmente la violenta inespressività ed il piattume che negli anni '90 hanno travolto il cinema italiano assimilandolo alla televisione commerciale. 1/10.
Una giornata a Villa Ada, enorme parco romano. Fra gente che fa jogging (persone qualsiasi, ma anche grossi imprenditori), bambini che giocano (e genitori che si incontrano), ladruncoli, una partitella di calcio fra condòmini, una lezione di aerobica, una troupe televisiva che indaga sui gusti sessuali dei romani...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta