Regia di Rémi Waterhouse vedi scheda film
Nel condominio di rue des Oursins, come nei condomini di tutto il mondo, c’è un campionario di varie umanità e disumanità. Vecchi e giovani, vedove e coppie, ognuno con le sue esigenze. Due inquilini che si sono fidanzati vorrebbero unire gli appartamenti con una scala interna, gli anziani vorrebbero un ascensore. Per giunta, nel cortile c’è un’associazione di volontariato che accudisce i barboni, creando disagi ai condomini, e l’antipatico di turno cerca di riscattarsi organizzando un pranzo collettivo. Insomma il problema principale nella vita dello stabile è la scelta tra egoismo e solidarietà. Come nella società, suggerisce esplicitamente il film. Ma il percorso rimane incerto tra allegoria sociale e bozzetti borghesi, e in entrambi i casi si rimane a un livello assai superficiale, lontani da quel gradevole modello di populismo condominiale piccolo borghese che era I miei vicini sono simpatici di Tavernier. Senza dire che la struttura del film, col suo susseguirsi di riunioni condominiali; non è certo travolgente. Semmai si rivede con piacere, con qualche anno e qualche chilo in più, la Irène Jacob musa di Kieslowski.
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