Regia di Lamberto Bava vedi scheda film
In un paese di fiaba due regni si contendono il potere. Un combattimento fra gli eredi ai rispettivi troni risolverà la questione; Fantaghirò, non avendo un fratello, si finge maschio - coperta dall'armatura - per poter sfidare il rivale. Ma il combattimento non si terrà: fra i due sboccia l'amore.
Forse neppure se ne rendevano conto, gli autori di Fantaghirò, mentre scrivevano e giravano questo film televisivo di genere fantasy, ma stavano per dare vita a una delle saghe del piccolo schermo più popolari e anche fra le più longeve (5 episodi in 6 anni) di sempre. E stavano per consacrare definitivamente Alessandra Martines, fino a quel momento showgirl della Rai con in curriculum anche qualche rara prestazione attoriale di scarsa rilevanza. Diverso invece il discorso per il protagonista maschile, Kim Rossi Stuart: figlio d'arte (il padre era il popolare attore Giacomo), era già stato lanciato dai primi due capitoli di un'altra saga tutta italiana di grande popolarità, quella de Il ragazzo dal kimono d'oro (Fabrizio De Angelis, 1987/88). Fantaghirò è un lavoro per famiglie con una discreta produzione alle spalle, un cast di buon livello (fra gli altri si possono citare Mario Adorf, Angela Molina, Jean-Pierre Cassel, i gemelli Ruggeri, Stefano Davanzati) e affidato a una regia solida come quella di Lamberto Bava, non esattamente avvezzo al genere (veniva dall'horror), ma capace di dimostrarsi assolutamente all'altezza della situazione. Soggetto e sceneggiatura sono firmati da Gianni Romoli e Francesca Melandri, prendendo spunto da una favola della tradizione popolare; c'è anche qualche timido effetto speciale, peraltro ben riuscito. Le musiche sono di un esordiente (per il cinema) di tutto rispetto: Amedeo Minghi. Ritmo, buoni sentimenti, avventura, fantasia: se ci sono stati 4 sequel, un motivo in effetti c'è. Tre ore di durata, di modo da essere trasmesso in due puntate. 3,5/10.
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