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Taron e la pentola magica

Regia di Ted Berman, Richard Rich vedi scheda film

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La recensione su Taron e la pentola magica

di Lord Holy
4 stelle

XXV Classico Disney per il canone ufficiale, è liberamente ispirato ai primi due libri di una saga fantasy degli anni '60 del secolo scorso, nella fattispecie The Chronicles of Prydain, scritta dall'autore americano Lloyd Alexander. Non so giudicare nel merito la trasposizione, mancandomi le necessarie conoscenze della fonte, però posso ugualmente lamentare una cocente delusione delle aspettative (voto 2,5/5) nei confronti di un'opera che credevo alquanto migliore, visto il marchio di fabbrica. Ora mi spiego il suo insuccesso, nonostante sia nota per l'assenza di canzoni tipo musical e per il PG rating (bambini accompagnati).
In sostanza questo lungometraggio animato fallisce miseramente la sua missione sul piano della narrazione, della caratterizzazione e del pathos, quasi fosse un prodotto della peggior serie B. Nei presupposti sembrava promettente, nel suo voler essere un punto di svolta verso toni più adulti e dark, secondo uno stile che a tratti ricorda l'adattamento de Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien (in)compiuto da Ralph Bakshi nel 1978. Tuttavia la fiaba non conquista, proprio perché non restituisce né divertimento né emozioni di sorta.
L'intreccio pare più un mero agglomerato superficiale di situazioni, tanto pretestuoso quanto sconclusionato, quando non è banale o prevedibile. Probabilmente non si è approfondito a dovere il materiale di partenza, dilapidando quanto di buono sicuramente c'era. Se si accavallano luoghi e personaggi senza un adeguato contesto, infatti, si finisce per sprecare ogni occasione di coinvolgimento e interesse. Basti pensare alla spada (che rimembra Excalibur e Star Wars), per esempio, della quale non è spiegato pressoché nulla.
La situazione di un infelice svolgimento è poi ulteriormente aggravata da un protagonista del tutto inetto e privo di carisma. Anche gli altri comprimari sono l'esatto opposto dell'accattivante, ridotti come sono a imbarazzanti stereotipi monodimensionali. Solo un paio di eccezioni si salvano dal "ridicolo". Il simpatico Gurghi, l'unico capace di trasmettere tenerezza e ironia (Dobby, nella serie di Harry Potter scaturita dalla penna di J.K. Rowling, gli deve qualcosa!), e il tenebroso Re Cornelius, riuscito almeno nell'aspetto.
Non è tutto da buttare, intendiamoci. L'atmosfera è adeguata e nelle sue suggestioni più oscure, truci e paurose rappresenta forse una citazione di Fantasia (1940), in particolare della sequenza de Una notte sul Monte Calvo con al centro il grande demone notturno Chernobog. E sono inoltre convinto che, se fossero state rispettate le intenzioni iniziali, non sarebbe stato affatto arduo conseguire un giudizio più che sufficiente o persino discreto. Perché ho scoperto che il film fu oggetto di un pesante rimaneggiamento poco prima del suo debutto al cinema, in conseguenza del quale fu rinviato e subì un ritardo di oltre sei mesi. Durante tale processo fu eliminata addirittura una dozzina di minuti, tra cui un a mio avviso indispensabile complesso di scene - si trova in rete e fra gli extra home video - ambientato nel Regno dei Folletti (simili tagli e discontinuità sono, secondo me, ancora percepibili nel dissennato montaggio definitivo). Come se non bastasse, a farne le spese fu altresì la notevole colonna sonora di Elmer Bernstein, troppo spesso mutilata e ridotta al silenzio. Pertanto, a chiunque volesse davvero apprezzarne l'accompagnamento negli arrangiamenti e nelle melodie del loro ideatore, consiglio di recuperarne la pubblicazione musicale dedicata a parte. Peraltro dal 2012 esiste una versione re-release della stessa, espansa e rimasterizzata. Tutta da ascoltare.
A dispetto del mio scarso entusiasmo verso l'adattamento, devo ammettere di essere rimasto incuriosito dal potenziale della storia. Per questa ragione non escludo di leggerne i relativi romanzi, un giorno. Di certo più belli:

The Book of Three, 1964 (Il Libro dei Tre);
The Black Cauldron, 1965 (Il Calderone Nero);
The Castle of Llyr, 1966 (Il Castello di Llyr);
Taran the Wanderer, 1967 (Taran il Girovago);
The High King, 1968 (Il Sommo Re);
The Foundling and Other Tales from Prydain, 1973 (inedito in italiano).

In Italia, poi, con il titolo La Saga di Prydain sono raccolti i primi tre volumi, sotto il nome di Taran di Prydain il quarto e il quinto, mentre Storie della Terra di Prydain riunisce i primi cinque insieme. Ma sono da tempo fuori catalogo.

Sulla trama

Il giovane Taron aiuta il vecchio Dallben come guardiano di maiali, ma sogna di divenire un giorno un grande guerriero. Non si rende conto dell'importanza del suo lavoro finché l'animale da lui accudito, la piccola Ewy, non viene rapito da Re Cornelius. Il malvagio sovrano spera che la creatura gli mostri dove trovare la Pentola Magica, attraverso la quale potrà creare un esercito immortale e governare tutto il mondo di Prydain. Con l'aiuto di una principessa testarda, Ailin, di un cantastorie stonato, Sospirello, e di uno strano essere chiamato Gurghi, Taron proverà a fermarlo. Durante il viaggio, alle prese con streghe malvagie, buffi folletti e una spada incantata, scoprirà che c'è qualcosa che conta più della gloria.

Sulla colonna sonora

Queste musiche di Elmer Bernstein ottennero all'epoca un meritato e unanime plauso. Dunque spiace ancor più constatare come tali composizioni, purtroppo, risultino dal film in massima parte tagliate e inutilizzate. Peccato.

Cosa cambierei

Interverrei senza dubbio sulla sceneggiatura, laddove si difetta assai d'intreccio e di definizione dei personaggi, e naturalmente ripristinerei la colonna sonora originaria, perché ora non è invece per nulla valorizzata.

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