La recensione su Lost in La Mancha

di emmepi8

8 stelle

Un documento prezioso e non solo per quello che è avvenuto di questo soggetto, ma quello che mostra, di come un film si può fare e non fare, delle varie strategie produttive, dei problemi per girarlo, per la scelta del cast, ma più che altro per l' analisi discreta, ma intima, della personalità del regista Gilliam, che intenerisce fortemente in un finale melanconicamente rinunciatario. Immagini vere , strappate alla realizzazione dei sei giorni, ma anche riservata alla parte della pre-produzione. Francamente pensavo si trattasse di cosa totalmente diversa, ed in vece, dalle rovine di un film fortemente voluto, si arriva ad un documento, che non è solo questo, ma cinema allo stato puro, con tanto di protagonisti, che interpretano sé stessi. La fantasia del fenomenale Gilliam messa alla berlina per motivi produttivi, non certamente indifferenti, ma frustrata alla grande; la sua visionarietà deve fare i conti con una realtà fatta di costi e ricavi, a cui si assoggetta il suo aiuto- regista: I sogni di un artista, che rimane integro fino all'esasperazione finale, rimangono integri, malgrado le vicissitudini di preproduzione, ma non reggono quando l'attore simbolo del progetto è costretto a dare forfait, il regista non cela fa a pensare a tutt'altra faccia che non sia quella di Rochefort, che ha dovuto aspettare per ben sette mesi, durante i quali l'attore ha imparto la lingua inglese. Il film poteva essere un capolavoro, le intuizioni c'erano tutte ad iniziare dai bozzetti che ci vengono mostrati; l'amore con cui sceglie il regista anche le comparse, e con cui si diverte, vedendoli già nei loro personaggi, ci dava la certezza della riuscita. Don Chisciotte viene paragonato a Macbeth, nel senso della sfortuna, ed in effetti anche Orson Welles, non riuscì a realizzarlo, come una maledizione, insomma.