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Open Hearts

Regia di Susanne Bier vedi scheda film

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La recensione su Open Hearts

di mm40
4 stelle

Probabilmente il più brutto film mai scritto da Anders Thomas Jensen, che comincia qui la sua (pur proficua, visto che nel 2011 arriverà l'Oscar per In un mondo migliore) collaborazione con la Bier. Non che sia un film insignificante: Open hearts contiene comunque numerosi indizi di un malessere sociale e di una disarmonia dei sentimenti crescenti, che affliggono tipicamente i personaggi delle storie dello sceneggiatore (già autore per Soren Kragh-Jacobsen, Lone Scherfig e anche per sè stesso, regista già di Luci intermittenti, uscito nel 2000). La sostanza però scarseggia: pochi i personaggi - non che sia un difetto, ma - che si incrociano in maniera eccessivamente artificiosa e scarni i contenuti dei dialoghi: si poteva certamente calcare di più la mano, ad esempio, sui sensi di colpa - che comunque vengono covati, ma mai del tutto esplicitati, lungo l'intera vicenda. Il colpo di genio sta invece nel rapporto tra paziente (paraplegico) e infermiera, pregno di un sadismo frutto dei nostri tempi, quelli in cui è la vittima, il sottomesso, il diverso a vendicarsi, e non solo moralmente, sul suo carnefice o su chi comunque sta meglio di lui. Mads Mikkelsen è l'interprete che nel complesso riesce meglio e questo è certamente dovuto alla sua bravura, poichè il personaggio che gli viene affidato (quello del medico traditore) non è affatto simpatico, nè portatore di valori positivi. Questo Open hearts, va ricordato, aderisce al dogma di Von Trier e Vinterberg: luci naturali, dialoghi iperrealistici, montaggio nervoso e, unica concessione al 'vizio', l'utilizzo qua e là di musiche extradiegetiche. 5/10.

Sulla trama

Una donna, in auto, investe un ragazzo, che rimane paralizzato. Stava per sposarsi: la fidanzata, al suo capezzale, si innamora però del medico che lo sta curando. Che è, guarda caso, proprio il marito della donna che lo ha investito.

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