Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film
Maborosi è un film giapponese del 1995, diretto da Hirokazu Kore'eda.
Sinossi: Yumiko e Ikuo sono una giovane coppia che vivono in un sobborgo di Osaka; i due sono apparentemente felici tuttavia un giorno, senza una spiegazione apparente, l'uomo si suicida misteriosamente. Cinque anni dopo Yumikio si risposa cambiando città tuttavia i fantasmi del passato non tarderanno ad arivare, con la ragazza che ancora non riesce a comprendere il tragico gesto del marito...
Maborosi è il primo film di Kore'eda, regista in quel periodo già noto in patria per il suo impegno nel settore dei documentari.
L'autore di Tokyo con estrema grazie, poesia ed inventiva tecnica e contenutistica propone un'opera estremamente densa, presentandoci subito un nucleo tematico considerevole che poi ritroveremo in molti suoi film futuri.
Il titolo scelto da Kore'eda è alquanto emblematico, e letteralmente potremmo tradurlo con "luce del fantasma" richiamando una sorta di chiarore rivelatrice in grado di attrarre l'uomo verso lidi ignoti ed inesplorati come la morte.
Il film si costruisce inizialmente attorno al tema del suicidio, che l'autore aveva precedentemente affrontato nel documentario Shikashi...Fukushi no Jidai ni however del 1991 tuttavia qui elimina l'impronta critica-sociale (importante nel documentario) per incanalare invece il tutto su binari differenti trattando invece il tema dell'elaborazione lutto e della memoria (due topos imprescindibili del cinema di Kore'eda).
Il film inizia subito in maniera davvero intrigante, con una ragazzina che esce improvvisamente di casa in tarda notte poichè vorrebbe convincere la nonna a tornare a casa con lei ed i suoi genitori. L'anziana, in maniera ferma, rifiuta la proposta della nipote affermando di volere trascorrere gli ultimi anni della sua vita nel suo paese natale nell'isola di Shikoku.
Continuando con la narrazione scopriremo di aver assistito al sogno della protagonista Yumiko, la quale da ragazzina non riuscì a convincere la nonna a rientrare a casa, ed ancora oggi si sente in colpa.
La morte dunque fin dai primi minuti occupa una posizione centrale, unita all'impossibilità di comprenderla ed il tutto lacera l'anima della giovane Yumiko.
Dopo questo insolito incipit in medias res, il film cambia completamente registro focalizzandosi sulla felice relazione tra Yumiko ed Ikuo (un giovanissimo Tadanobu Asano); potrebbe sembrare strano ma il tema delle relazioni sentimentali è un elemento sempre presente nel suo cinema che può ovviamente presentare diverse sfumature.
Il rapporto tra i due sposini sembrerebbe essere raggiante, pensiamo al bellisimo piano sequenza in notturna in carrellata orizzontale con i due insieme in bici che stanno ritornando a casa dopo una serata passata fuori nel locale di fiducia.
Detto questo, se prestiamo attenzione ai dettagli, l'atteggiamento del marito presenta incognite preoccupanti e non è raro vederlo apatico oppure leggermente infastidito quando la moglie afferma che lui non è cambiato affatto rispetto a quando era ragazzino; chissà, questa frase forse ha spinto l'uomo a riflessioni esistenziali (ad esempio non aver raggiunto una situazione lavorativa sognata) ma la cosa interessante è che il regista lascia tutto in sospeso.
Sul versante tematico Maborosi introduce altre componenti che poi rivedremo spesso nel suo cinema; dal confronto fra città e paesino quasi arcaico per poi passare alla partecipazione di bambini ed anziani fino all'insistente presenza dei treni.
Maborosi inoltre si contraddistingue a causa del suo particolare stile tecnico; tantissimi critici hanno evidenziato svariate similitudini con Ozu, a tal proposito la macchina da presa fissa ad altezza tatami non manca oppure sono molti i vari pillow shot (interruzioni narrative sostituite da "inquadrature riflessive") tuttavia è giusto riportare alcune considerazioni del regista, il quale ha affermato che almeno all'inizio della sua carriera Ozu non era un suo punto di riferimento ma lo diventerà in seguito.
Maborosi è un film ricco di campi lunghi e lunghissimi in grado di comunicarci i vari stati d'animo della protagonista.
Impossibile non citare (poco dopo la morte del marito) la scena in campo lungo con la donna ripresa di spalle che traina la sua bici in direzione di casa, affiancata dalla linea ferroviaria con un treno in transito; sequenza che esprime tutta l'inquietudine della donna che non riesce a comprendere il gesto del marito. Nel corso del film ci saranno altre situazione simili, riflesso della condizione esistenziale della donna che prova un vuoto enorme ed incolmabile che tuttavia forse riuscirà a suggellare grazie alla relazione con il suo secondo marito.
Le inquadrature di kooreda tuttavia non sono sempre malinconiche, anzi molte volte è possibile cogliere una bellezza quasi divina del paesaggio; le sue composizioni sono fantastiche e curate nel dettaglio (in questo film gioca un ruolo predominante l'illuminazione naturaole ed i suoni ambientali).
Esordio fulgente, film che riesce a rendere attraente la lentezza con immagini bellissime e temi universali.
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