Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Midday in the Courtroom of Good and Evil.
D’accordo, non tutti quelli che non possono permettersi Previti, Ghidini, Pecorella, Bongiorno o il migliore di tutti, Paniz, copia conforme del Vittorio De Sica de “il Processo di Frine”, l’ultimo episodio di “Altri Tempi - Zibaldone n. 1” di Alessandro Blasetti (1952), devono per forza ritrovarsi ad avere come avvocato d’ufficio Saul Goodman o, pro bono, Kim Wexler, ma è anche vero che in “Juror #2” tutti, ma proprio tutti (pubblico ministero, giuria, vero colpevole colposo) fanno il lavoro dell’avvocato della difesa tranne l’avvocato della difesa… Fino a che: “Toc-toc!”, cut!
Detto ciò, la sceneggiatura dell’esordiente cinematografico Jonathan Abrams è in mano a Clint Eastwood e non a, che so, Joel Schumacher, Gary Fleder o J. C. Chandor, perciò possiamo star certi che “Juror #2” non può essere un film che ignora/scosta, piega/sfrutta o disattende/fraintende il “reale”.
E ovviamente no, “Jure #2” non è l’ennesimo - e non lo sarebbe manco se fosse effettivamente l’ultimo - “film testament(ari)o” (quali invece erano, “troppo” in anticipo, “Million Dollar Baby” e “Gran Torino”, e in misura minore, ma non solo per qualità, anche per intenzioni, “the Mule” e quello che può essere considerato un film contro-testamentario, “Cry Macho”) di Eastwood: è più il suo “Guarda il nonno! S’è alzato dal letto ed è andato nell’orto a trapiantare i pomodori!”, e senti già odore di sugo dello Stato di Diritto che ribolle.
E Toni Collette (Velvet Goldmine, 8½ Women, the Sixth Sense, the Hours, In Her Shoes, United States of Tara, Hereditary, WanderLust, Unbelievable, I'm Thinking of Ending Things, Nightmare Alley, Mickey 17) guida il cast come la Dea, Regina e Ninfa dei San Marzano della Costituente: strepitosa, come praticamente sempre. E J. K. Simmons (“Oz”, “Spider-Man”, “Whiplash”, “Counterpart”, “Night Sky”), ottimo nella parte che fino a un decennio fa avrebbe potuto mettere in scena lo stesso Eastwood. E accanto a loro Nicholas Hoult (“Skins”) e Gabriel Basso (“the Big C”), neutri il giusto, Chris Messina (Vicky Cristina Barcelona, the Newsroom, She Dies Tomorrow), in un ruolo ingrato, Zoey Deutch (“Zombieland: Double Tap”), Lady Macbeth di provincia (da “Mistic River” a “Greedy People”), Kiefer Sutherland (“Melancholia”), ch’è sempre un bel piacere ritrovare, Francesca Eastwood, nei panni della vittima, e gli altri 12 giurati più la giudice.
Fotografia di Yves Bélanger, il quale, saltato “Cry Macho”, torna a collaborare per la terza volta col regista dopo “the Mule” e “Richard Jewell” (che con "True Crime" e gli stessi "Midnight in the Garden of Good and Evil" e "Juror #2" fa parte della sezione legal-processuale della filmografia eastwoodiana), montaggio di Joel (oltre a “Prisoners”, collaboratore di Eastwood da mezzo secolo) e David Cox e musiche di Mark Mancina. Produce Malpaso con Dichotomy e distribuisce worldwide Warner.
Midday in the Courtroom of Good and Evil.
* * * * (¼) - 8.25
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