Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Cosa fare quando rivelare la verità potrebbe salvare un innocente dall' ergastolo ma comprometterebbe definitivamente la propria vita? Dubbio amletico. "La verità non è sempre giustizia". Questa frase pronunciata dal protagonista in un momento topico, costituisce l'assunto della sceneggiatura dell' ultima fatica di Old Clint. Parliamo di un film d'autore, ma di quelli che un autore sente il bisogno di girare per il suo pubblico, per spingerlo a pensare. Al solito, la regia è senza fronzoli (Clint è sempre stato un regista classico che rifugge da sperimentalismi e pose intellettuali), anzi, ancora più essenziale nei suoi stacchi netti e nei suoi dialoghi concisi, quasi a voler sottolineare che anche nelle situazioni più attorcigliate che il destino ci mette davanti, si debba andare avanti e decidere, in un modo o nell'altro. Anche perché, se la decisione finale sarà sbagliata, ci sarà sempre un meccanismo che interverrà per ripristinare l'equilibrio, come suggerisce il finale aperto. Il risultato di questa scelta stilistica è che le 2 ore di un film fatto prevalentemente di dialoghi scivolano speditamente e fugano l'ormai consueta impressione che si ha quando si esce dal cinema, ovvero di averci passato troppo tempo. E fa sempre specie vedere come un regista che negli anni 70 era sbrigativamente tacciato di amorale machismo giustizialista si erga oggi come una delle poche voci morali rimaste in un' America e in un mondo sempre più apatici. Questi vecchi leoni che non vogliono arrendersi all'infierire del tempo sul corpo e sullo spirito, che Dio li benedica! Se questo rimarrà il tuo ultimo film, caro Clint, be' è un testamento di cui non possiamo che ringraziarti.
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