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Giurato numero 2

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Giurato numero 2

di YellowBastard
7 stelle

A ogni nuovo film di Clint Eastwood, per evidenti limiti anagrafici, ci si chiede ormai regolarmente (e da almeno 10 anni) se questo sarà il suo ultimo film mentre intanto il regista, compiuti i 94 anni d’età lo scorso maggio, continua imperterrito a farne uno dietro l’altro. L’ultimo in ordine di tempo (Cry Macho) era sembrato anche fuori fuoco, piuttosto confuso e spuntato. Comprensibilmente, secondo molti, dato l’età ormai avanzata del regista.

E continuiamo a chiedercelo anche oggi, con l'uscita nelle sale del suo ultimissimo lavoro.

Forse dovremmo smetterla di chiedercelo.

 

Clint Eastwood, il suo ultimo film Giurato numero 2 è l'esempio di come si  fa il vero cinema adulto | Wired Italia

 

Anche perché (a sorpresa?) Giurato numero 2 è, a scanso di qualche difetto, un ottimo film, diretto con mano ferma da un ragazzino sempiterno ormai novant’enne che è anche una sintesi formale che riflette molti dei temi cardine del Cinema eastwoodiano oltre che epigrafe (quasi) perfetta di un’intera carriera.  

Un thriller così classico da risultare quasi un corpo estraneo nel cinema di oggi e, dopo averlo visto, comprendo maggiormente le titubanze della Warner di proporlo gli Oscar (esponendosi quindi ad un esborso finanziario, anche piuttosto cospicuo, difficilmente rientrabile).

In una Hollywood che ad oggi propende di dare soltanto e inequivocabilmente risposte (a volte senza nemmeno conoscere le domande) che assomigliano sempre più spesso a vere e proprie sentenze, quanti dei giurati saprebbero davvero comprendere e/o apprezzare un’opera che, al contrario, dialoga con il pubblico, propone anche un proprio pensiero (quello del regista è abbastanza intuibile ma mai predominante) ma permette comunque ampia libertà allo spettatore di farsene una propria, di opinione? In pochi, temo.

 

Film estremamente classico (fuori moda?), Eastwood sceglie al solito un approccio essenziale, quasi minimalista, che la sceneggiatura di Jonathan Abrams espone a una grande varietà di elementi, dal thriller legale al melodramma coniugale, dal podcast crime fino alle investigazioni poliziesche per qualcosa di simile a un incrocio tra La parola ai giurati (1957) di Sidney Lumet e Il tempo si è fermato (1948) di John Farrow, noir classico nel quale Ray Milland interpreta un giornalista incaricato di risolvere un omicidio di cui però era anche il principale sospettato (poi riadattato nel 1987 da Roger Donaldson in Senza via di scampo, con Kevin Costner e Gene Hackman).

Eastwood prende spunto da tali opere e ne ripropone parte degli schemi narrativi, ne reimposta la narrativa secondo risvolti originali e la solidità dei nuclei semantici ma che soprattutto parla al mondo “adulto”, alla classe dirigente come anche alle nuove generazioni, istillando il dubbio (e quindi la domanda) su cosa significhi veramente “giustizia” o “verità”.

 

Giurato Numero 2, di Clint Eastwood . La recensione

 

Al regista non interessa nemmeno una regia particolarmente prominente e ricercata quanto invece valorizzare le dinamiche tra i personaggi e l’intensità delle interpretazioni, con una tensione continua che si concentra esclusivamente sul conflitto etico del protagonista in quella che è una delle costanti del Cinema di Eastwood, come anche il fatto che i dubbi e/o i rimorsi individuali si trasformano spesso in rimorsi collettivi, addirittura nazionali.

In questo caso c’è un ideale di giustizia, troppo spesso aleatorio e/o sfuggente, che porta la procuratrice distrettuale del film a suonare alla porta giusta nonostante ci sia già un colpevole riconosciuto dalla legge.

Perché per Eastwood la legge, e quindi la giustizia, non è una questione politica ma, per quanto possibile, morale.

 

Un film rappresentativo di una visione del mondo dove il sogno americano è un ideale utopico di civiltà, con al centro la libertà dell’individuo e l’opportunità dell’auto-realizzazione, e che intende la democrazia soprattutto come un patto sociale condiviso, tra individui, piuttosto che un patto politico, tra partiti, ma anche una “potenziale” terra promessa mai veramente raggiunta, su cui forse non cala mai la notte ma anche su cui non si è mai davvero alzato il sole.

Un work in progress per il quale però non bisogna mai smettere di lottare.

 

Un’idea antropocentrica per il quale la coscienza individuale diventa anche più importante (fondamentale?) della stessa legge quando questa fallisce nei propri propositi (o, peggio ancora, li nega).

La conseguenza di questo è una certa diffidenza verso i centri del potere ma anche verso il sistema di giustizia americano, ed è proprio da qui che nasce Giurato Numero 2.

La gente chiede soprattutto giustizia mentre Eastwood pretende invece la verità, perché senza questa non può esserci davvero giustizia (non a caso la procuratrice distrettuale si chiama Faith – Fede mentre il giurato invece Justin, variante inglese di Justus, ovvero giusto).

Protagonisti del film gli ottimi Nicholas Hoult e (soprattutto) Toni Collette seguiti da Chris Messina, Zoey DeutchGabriel BassoJ. K. Simmons, Kiefer SutherlandLeslie BibbFrancesca EastwoodCedric YarbroughChikako FukuyamaAdrienne C. MooreRebecca KoonDrew Scheid.

 

Giurato numero 2, il trailer del film di Clint Eastwood

 

Un’altra grande caratteristica di Eastwood è l’essenzialità, ovvero la capacità di raccontare una cosa nel modo più breve possibile dando sempre l’impressione che non sia stato sprecato nemmeno un secondo più del necessario, ma soprattutto la grande lucidità intellettuale di un uomo di 94 anni che riesce ancora ad essere incredibilmente classico e, al tempo stesso, attualissimo.

Se questo poi sarò davvero il suo addio al cinema rimarrò un commiato che lascia al suo pubblico più domande che risposte, a dimostrazione che il grande Cinema - quello con la C maiuscola -  più che a dare risposte, spesso di comodo, è quello che riesce a far riflettere, ponendo domande e suggerendo dibattiti e confronti.

Per un novantenne non è cosa da poco.  

 

VOTO: 7,5

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