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Giurato numero 2

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Giurato numero 2

di diomede917
8 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: GIURATO NUMERO 2

Prima di iniziare la mia recensione vorrei ringraziare Dio di regalare buona salute al nostro caro e adorato Clint Eastwood che è riuscito a rimediare alla grande il passo falso di Cry Macho realizzando un film che vede la giustizia come protagonista principale e diciamocelo chiaro sarebbe stata un’ingiustizia se il regista di capolavori come Gli spietati e Milion Dollar Baby ci avesse lasciato con un passo falso.

E dirò di più, sarebbe stata un’ingiustizia anche il non vedere il suo ultimo film nelle sale lasciandolo nel dimenticatoio dello streaming come inizialmente voleva fare la Warner.

Giurato numero 2 è in primis l’incontro tra due generazioni che in apparenza sembravano lontane: da una parte il decano dei registi americani, il 94enne Clint Eastwood che ha raccontato l’America degli umili e degli ultimi in eterna lotta con le ingiustizie della vita, e dall’altra Jonathan Abrahms il giovane sceneggiatore che ha scritto una storia granitica e senza fronzoli come tanto piace al nostro Clint.

L’apertura del film fa già capire che respireremo grande cinema con quel primo piano della statua della giustizia vista con una donna bendata che viene sovrapposto al primo piano di una donna incinta bendata che meravigliata vede per la prima volta la cameretta di sua figlia prossima a nascere.

Justin e Allison sono una coppia che ha sofferto molto e adesso è a un passo da un futuro felice, proprio alla vigilia del lieto evento Justin viene chiamato a fare il giurato in un caso di femminicidio.

Un caso facile facile, uno di quei casi che fanno eleggere un pubblico ministero a procuratore distrettuale.

Ma c’è un ma, il nostro giurato numero 2 si accorge di essere lui il responsabile involontario della morte di Kendall Carter.

Clint Eastwood gioca subito a carte scoperte, il racconto dell’omicidio viene subito rappresentato dal punto di vista di Justin Kemp proprio per sbatterti in faccia il dilemma morale.

Perché James il compagno di Kendall Carter è un violento, i suoi tatuaggi ci dicono che è appartenente ad una banda di spacciatori della peggiore specie, il suo passato ci dice che è una pessima persona che può uccidere fa parte del suo codice genetico. Perché James è il colpevole perfetto di tutti i reati del mondo.

Perché Justin Kemp è un ex alcolizzato che ha avuto un’occasione nella vita per avere una seconda possibilità, una seconda possibilità di diventare padre. Una paternità che la vita gli aveva negato proprio quel giorno che lui investe sotto la pioggia la povera Kendall scambiata per un cervo.

Giurato Numero 2 ci mette di fronte a noi spettatori non l’eterna lotta tra il bene e il male ma tra Verità e Giustizia.

A questo punto quel furbacchione di Clint trasforma il film in una sorta di Parola ai Giurati ingannevole.

Qui non abbiamo Henry Fonda che cerca di convincere 11 giurati arrabbiati oltre ogni ragionevole dubbio di non mandare all’ergastolo un innocente, abbiamo un Nicholas Hoult che sta cercando di pararsi le spalle con la consapevolezza che all’ergastolo andrà un innocente di questo omicidio ma che è al tempo stesso sarà il probabile colpevole di futuri omicidi.

In parallelo il film ci sbatte in faccia l’ambizione del potere, cosa si è disposti a fare pur di arrivare in alto. Quali principi insegnati alla facoltà di legge siamo disposti a calpestare per una scrivania.

Ma soprattutto Clint Eastwood ci trasforma nel tredicesimo giurato e ci mette di fronte al più grande dilemma: per chi facciamo il tifo?

E lo fa girando un piccolo grande film, mettendo di fronte dopo 22 anni da About a Boy Toni Collette e Nicholas Hoult invertendo i ruoli. Lì era lei la madre problematica che frequentava gli alcolisti anonimi salvata da un figlio devoto disposto a cantare Killing me softly in pubblico per amore ora è lui a dover affrontare le proprie responsabilità.

Clint regala loro un confronto etico su una panchina che fa venire i brividi ma soprattutto si autocita nel finale con un gioco di sguardi tra i due protagonisti che ricorda quello tra Kevin Bacon e Sean Penn in Mystic River.

Maledetto Vecchiaccio di un Eastwood ha rifatto veramente un grande film che ti allungherà la vita di altri 6 anni perché devi fare il regista fino ai 100 anni.

Voto 8

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